Amadeus sbarca al Nove: l’inizio di una nuova era

Amadeus sbarca sul Nove, comunicato ufficiale

Amadeus si prepara a un nuovo capitolo della sua carriera. Dopo mesi di anticipazioni e voci circolanti, è finalmente arrivato l’annuncio ufficiale: Amadeus approda al Nove, con un accordo quadriennale che promette grandi novità nell’ambito dell’intrattenimento televisivo. Il conduttore, conosciuto per il suo successo nel programma “Affari Tuoi” su Rai1, sarà al centro di un programma di access prime time e due programmi di prime time, con ulteriori dettagli che verranno svelati nei prossimi mesi. Inoltre, Amadeus collaborerà attivamente con il senior management per sviluppare nuovi formati di intrattenimento per tutte le piattaforme del gruppo. Questo annuncio rappresenta un importante passo avanti per il Nove, che mira a consolidare la sua posizione nel panorama televisivo italiano. Alessandro Araimo, managing director di WBD per il Sud Europa, sottolinea l’entusiasmo nell’accogliere Amadeus nel team, evidenziando la determinazione del broadcaster a essere sempre più protagonista con il canale Nove e le altre piattaforme digitali. Amadeus si unisce così a altri grandi talenti come Fabio Fazio e Maurizio Crozza nel portare avanti la tradizione dei “power brand” televisivi. La sua esperienza e creatività saranno cruciali per il successo dei programmi e per conquistare il pubblico italiano. Tuttavia, questo annuncio solleva anche interrogativi sulla gestione dei “power brand” da parte della Rai e sulla necessità di proteggere e valorizzare il talento artistico in un panorama televisivo in continua evoluzione. La stagione televisiva attuale ha dimostrato che i “power brand” consolidati sono fondamentali per presidiare il pubblico e mantenere un forte impatto sui social e sulle piattaforme digitali. (in foto, il comunicato ufficiale rilasciato dall’Azienda)

Apple rimuove WhatsApp e Threads in Cina

Social media

La decisione di Apple di rimuovere WhatsApp e Threads dal suo App Store in Cina, anticipata dal Wall Street Journal e successivamente confermata dalla stessa Cupertino, ha scatenato un dibattito sulle implicazioni della censura e della sicurezza nazionale nel paese asiatico. Secondo quanto riportato, dietro alla censura delle due app di Meta (precedentemente Facebook), si nasconde un ordine proveniente da Pechino, motivato da “preoccupazioni sulla sicurezza nazionale“. Questa mossa non ha influenzato altre app della holding social di Mark Zuckerberg, come Facebook, Instagram e Messenger, né altre app occidentali popolari come YouTube e X. Apple ha risposto alla situazione affermando di essere obbligata a seguire le leggi dei paesi in cui opera, anche se non è d’accordo con esse. Questo evento è stato collegato alle nuove regole di registrazione introdotte nell’agosto precedente e alla conseguente pulizia degli store iOS e Android cinesi da parte delle autorità di regolamentazione, che hanno imposto la rimozione di molte app non registrate correttamente. La scadenza per la registrazione era fissata per la fine di marzo, coincidendo con l’entrata in vigore delle nuove norme il primo aprile. Questo non è il primo caso di censura di Apple in Cina. Nel 2017, l’azienda aveva rimosso l’app del New York Times, citando violazioni delle normative locali, mentre l’anno scorso diverse app simili a ChatGPT erano state coinvolte, in concomitanza con l’elaborazione delle normative locali per i servizi di intelligenza artificiale generativa.

Meloni su Agi: è normale che Eni possieda un’agenzia di stampa?

Giorgia Meloni

La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, respinge le accuse riguardanti la vendita dell’agenzia Agi al deputato della Lega, Antonio Angelucci, sottolineando che non ne è a conoscenza e che non è coinvolta in alcun modo. Al contrario, solleva interrogativi sulla presenza dell’Eni, una partecipata statale, come proprietaria di un’agenzia di stampa. Meloni ha chiarito di non essere mai intervenuta in questa materia e di non avere interesse nella questione. Ha denunciato la diffusione di falsità sul suo conto, sottolineando che l’Italia rischia di diventare la patria delle fake news. La Presidente del Consiglio ha ribadito che le partecipate statali devono operare per il loro interesse e per la tutela dell’interesse nazionale, ma ha dichiarato che non ritiene sia compito suo interferire in tali questioni. Infine, Giorgia Meloni ha sollevato dubbi sulla normalità che una partecipata statale possieda un’agenzia, suggerendo che ciò potrebbe rappresentare una limitazione alla libertà di stampa. Tuttavia, ha enfatizzato il suo impegno per la libertà di stampa e ha sottolineato che non si occupa dell’Agi, indipendentemente dal suo proprietario.

Rai e Unirai-Figec-Cisal: nuova voce sindacale

La Rai ha siglato un accordo storico con Unirai-Figec-Cisal, il nuovo sindacato dei giornalisti nato il 16 dicembre. Il protocollo di relazioni industriali e sindacali conferisce alla nuova sigla una rappresentatività significativa tra i giornalisti Rai, portando a due il numero di sindacati riconosciuti dall’Azienda. Unirai, nato solo quattro mesi fa, ottiene il riconoscimento formale come sindacato rappresentativo dei giornalisti Rai. Il protocollo è stato firmato tra l’azienda, rappresentata dall’amministratore delegato Roberto Sergio e dal direttore generale Giampaolo Rossi, e il nuovo sindacato, dipartimento autonomo della Figec Cisal. “Per noi – afferma Francesco Palese, segretario di Unirai – si tratta di un fondamentale passaggio che rappresenta un nuovo punto di partenza. Abbiamo chiesto l’impegno da parte dell’azienda ad aprire, nell’immediato, la trattativa per il rinnovo del contratto integrativo, scaduto da molti anni. La presenza di un nuovo interlocutore riconosciuto – continua Palese – rappresenta una buona notizia per il sindacato. Il pluralismo di voci può solo far bene a tutti.”. “Il protocollo Rai-Unirai Figec Cisal rappresenta un ulteriore traguardo storico per il pluralismo sindacale nella categoria dei giornalisti”, evidenziano il segretario generale Carlo Parisi, il presidente Lorenzo Del Boca e il delegato agli affari giuridici e legislativi della Figec Cisal Pierluigi Roesler Franz. “Il dipartimento Unirai – aggiungono – è stato istituito nello spirito con cui, il 28 luglio 2022, è stato fondato un sindacato “per” e non “contro” con il semplice obiettivo di offrire una casa a quanti non si riconoscono nel pensiero unico”.

Porta a Porta: assenza femminile nel dibattito sull’aborto

Porta a Porta

La trasmissione televisiva italiana “Porta a Porta” è finita al centro di una tempesta di critiche dopo la messa in onda di una puntata dedicata all’aborto, in cui tutti gli ospiti in studio erano uomini. La scelta dei partecipanti ha sollevato un’ondata di indignazione e ha portato ad accuse di mancanza di rappresentanza femminile e violazione dei principi di parità di genere. La puntata, condotta da Bruno Vespa, è stata caratterizzata dalla presenza di cinque uomini che hanno discusso di un argomento strettamente legato ai diritti delle donne. Questa configurazione ha suscitato polemiche immediate, con esponenti politici e osservatori che hanno espresso profonda preoccupazione riguardo alla mancanza di rappresentanza femminile in un dibattito così cruciale. I membri del Partito Democratico della Commissione di vigilanza Rai hanno immediatamente reagito, definendo l’incidente “gravissimo” e annunciando l’intenzione di portare la questione all’attenzione della Commissione stessa. Hanno sottolineato come la presenza esclusivamente maschile contravvenisse ai principi di parità di genere sanciti nel Contratto di Servizio Rai e avesse un impatto negativo sulla credibilità dell’azienda pubblica radiotelevisiva italiana. La presidente della Rai, Marinella Soldi, ha risposto alle critiche richiamando Vespa al ruolo fondamentale del servizio pubblico, soprattutto su questioni così sensibili e rilevanti per il corpo delle donne. Tuttavia, la replica della redazione di Porta a Porta ha sostenuto che le donne erano state invitate, ma erano risultate indisponibili, e ha sottolineato che l’aborto era solo uno degli otto temi trattati durante la trasmissione. Tuttavia, molte voci si sono levate per contestare questa spiegazione, definendola una mera giustificazione per una scelta che ha mancato di rispettare i principi di parità di genere e ha trascurato la prospettiva femminile su una questione così fondamentale. L’incidente ha sollevato domande più ampie sull’approccio della televisione pubblica italiana alla rappresentazione e alla partecipazione delle donne nei dibattiti e nelle discussioni pubbliche. La promessa precedente della Rai di garantire una rappresentazione paritaria nei talk e nei dibattiti pubblici è stata fortemente criticata per non essere stata mantenuta. La polemica evidenzia una crescente consapevolezza e sensibilità riguardo alla rappresentazione e alla partecipazione delle donne nei media, sottolineando l’importanza di una rappresentazione equa e inclusiva in contesti pubblici di discussione e dibattito.