La decisione di Apple di rimuovere WhatsApp e Threads dal suo App Store in Cina, anticipata dal Wall Street Journal e successivamente confermata dalla stessa Cupertino, ha scatenato un dibattito sulle implicazioni della censura e della sicurezza nazionale nel paese asiatico.
Secondo quanto riportato, dietro alla censura delle due app di Meta (precedentemente Facebook), si nasconde un ordine proveniente da Pechino, motivato da “preoccupazioni sulla sicurezza nazionale“. Questa mossa non ha influenzato altre app della holding social di Mark Zuckerberg, come Facebook, Instagram e Messenger, né altre app occidentali popolari come YouTube e X.
Apple ha risposto alla situazione affermando di essere obbligata a seguire le leggi dei paesi in cui opera, anche se non è d’accordo con esse. Questo evento è stato collegato alle nuove regole di registrazione introdotte nell’agosto precedente e alla conseguente pulizia degli store iOS e Android cinesi da parte delle autorità di regolamentazione, che hanno imposto la rimozione di molte app non registrate correttamente.
La scadenza per la registrazione era fissata per la fine di marzo, coincidendo con l’entrata in vigore delle nuove norme il primo aprile.
Questo non è il primo caso di censura di Apple in Cina. Nel 2017, l’azienda aveva rimosso l’app del New York Times, citando violazioni delle normative locali, mentre l’anno scorso diverse app simili a ChatGPT erano state coinvolte, in concomitanza con l’elaborazione delle normative locali per i servizi di intelligenza artificiale generativa.