Il Messaggero: Boffo direttore, Barbano lascia dopo un mese

Cambio ai vertici del Messaggero. Secondo quanto appreso dall’agenzia Adnkronos, Alessandro Barbano lascia la direzione del giornale a un mese esatto dal suo insediamento. Il Gruppo Caltagirone Editore ha comunicato ufficialmente che da domani la direzione del Messaggero sarà affidata a Guido Boffo, attuale vicedirettore del quotidiano. Boffo, originario di Torino, lavora al Messaggero dal 2016, dove ha inizialmente ricoperto il ruolo di capo redattore centrale e successivamente quello di vicedirettore. Barbara Jerkov, che attualmente guida la redazione politica del giornale e ricopre il ruolo di caporedattore, sarà promossa a vicedirettore. Contestualmente, Massimo Martinelli tornerà a ricoprire la carica di direttore editoriale. L’assemblea dei redattori del Messaggero ha espresso profonda preoccupazione riguardo al recente licenziamento del direttore Alessandro Barbano, avvenuto senza chiarezza sulle motivazioni, dopo soli trenta giorni di gestione del giornale. Si è inoltre manifestata una forte inquietudine per la mancanza di un piano editoriale che delinei le direzioni del lavoro giornalistico. La situazione è stata aggravata dalla mancanza di continuità nella leadership del giornale e dalla mancanza di spiegazioni riguardo ai frequenti cambiamenti ai vertici della redazione. Si è sottolineato il clima di lavoro positivo instaurato durante la breve direzione di Barbano, in contrasto con gli anni precedenti caratterizzati da tensioni interne. L’assemblea ha richiesto alla direzione del giornale chiarimenti sul futuro editoriale e l’implementazione di un piano condiviso con i giornalisti. Ha altresì insistito sull’importanza di mantenere un ambiente di lavoro collaborativo e sereno nella redazione. Il Comitato di redazione è stato incaricato di vigilare affinché questi obiettivi fondamentali non vengano ignorati e è stato deciso uno sciopero di cinque giorni come forma di protesta.
Washington Post, Sally Buzbee lascia. Arriva Matt Murray

Sally Buzbee, la direttrice del Washington Post, ha rassegnato le dimissioni dal suo incarico presso il prestigioso quotidiano americano, segnando la fine di un periodo caratterizzato da importanti cambiamenti per la testata. La notizia è stata annunciata tramite un’e-mail inviata a tutto lo staff dal redattore e amministratore delegato William Lewis, ma non è ancora chiaro cosa abbia portato alla decisione di Buzbee. “Sally è una leader incredibile e una dirigente dei media di grande talento che ci mancherà profondamente. Le auguro tutto il meglio per il futuro”, ha dichiarato Lewis nel suo messaggio. Buzbee, che tre anni fa era diventata la prima donna alla guida del Washington Post, sarà immediatamente sostituita da Matt Murray, ex caporedattore del Wall Street Journal, fino alle elezioni presidenziali del prossimo novembre. Un articolo pubblicato sul Washington Post stesso descrive la recente ristrutturazione della leadership come “la più grande mossa di Lewis da quando ha assunto la carica di amministratore delegato a gennaio.” Questo cambiamento segna una fase di transizione significativa per il giornale, che sta affrontando diverse sfide sia sul piano finanziario che organizzativo. Nella sua email, Lewis ha anche annunciato l’intenzione di lanciare “una nuova divisione redazione” entro la fine dell’anno. Questa nuova divisione sarà focalizzata su “servizi e giornalismo sui social media“, rivolta a un pubblico che “vuole consumare e pagare per notizie molto diverse da quelle tradizionali.” Questo cambiamento strategico è volto a rispondere alle mutate esigenze del mercato dell’informazione e ad attrarre un pubblico più giovane e digitalmente orientato. L’unità “si concentrerà maggiormente sul video storytelling, sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale e su metodi di pagamento flessibili”, prevedendo che sarà operativa entro il terzo trimestre del 2024. La partenza di Buzbee arriva in un momento tumultuoso per il Washington Post, che ha registrato una perdita di 77 milioni di dollari (circa 70 milioni di euro) nell’ultimo anno, come recentemente ammesso da Lewis. Questa situazione economica difficile ha reso ancora più urgente la necessità di innovare e adattarsi ai nuovi modelli di consumo delle notizie.
La Svolta in stand-by: sito chiuso e indagini in corso

Cristina Sivieri Tagliabue, alla guida del quotidiano online La Svolta dal settembre 2021, è stata sospesa e poi licenziata dopo aver pubblicato una breve nota informativa sul coinvolgimento del direttore editoriale Pietro Colucci in un’inchiesta giudiziaria che ha portato all’arresto del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, per corruzione e corruzione elettorale. La nota, firmata dalla redazione, informava i lettori del coinvolgimento di Colucci nell’inchiesta di Genova, esprimendo l’auspicio che ogni fatto venisse chiarito e sottolineando l’impegno della redazione a continuare il proprio lavoro su ambiente, diritti e innovazione. Colucci, imprenditore campano a capo di un conglomerato di imprese nel settore dei rifiuti, è indagato per corruzione in relazione a finanziamenti ai comitati di Toti. Nonostante non sia stato sottoposto a misure cautelari, la sua implicazione nell’inchiesta ha avuto ripercussioni immediate sulla gestione del quotidiano. L’informazione trasparente della redazione non è stata gradita dall’editore, portando alla sospensione e successivo licenziamento della direttrice. Le organizzazioni giornalistiche, tra cui la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi), l’Ordine dei Giornalisti (Odg), l’Unione Sindacale dei Giornalisti Rai (Usigrai) e l’associazione GiULiA Giornaliste, hanno subito manifestato solidarietà a Tagliabue. In una nota congiunta, hanno condannato il provvedimento disciplinare come inaccettabile, sottolineando che la direttrice ha semplicemente adempiuto al suo dovere di informare i lettori su una situazione già di dominio pubblico. Il sito de La Svolta è attualmente visibile ma inattivo, con un avviso che comunica la sospensione delle pubblicazioni a causa di difficoltà finanziarie. La legale di Tagliabue, Angelica Savoini, ha annunciato l’intenzione di impugnare il licenziamento in tribunale, sostenendo che il provvedimento abbia una natura ritorsiva e sia quindi illegittimo. Savoini ha spiegato che la nota redazionale era necessaria per garantire trasparenza, soprattutto in una testata dedicata ai diritti. Ha aggiunto che la redazione aveva espresso il desiderio che tutto fosse chiarito al più presto, considerata l’attenzione mediatica sull’inchiesta. Il caso di Tagliabue ha anche rivelato un grave vuoto contrattuale all’interno della testata. Fnsi, Odg, Usigrai e GiULiA Giornaliste hanno evidenziato l’assenza di rapporti di lavoro dipendente per i collaboratori, che operavano senza copertura sindacale. La situazione contrattuale precaria è stata resa evidente solo grazie a questa vicenda, sollevando preoccupazioni sulle condizioni di lavoro dei giornalisti. Nonostante le attuali difficoltà, La Svolta si era distinta per il suo impegno ambientale, diventando la prima testata italiana Carbon Neutral. Il quotidiano compensava le proprie emissioni attraverso progetti di piantumazione e l’uso di materiali rigenerati, calcolando le emissioni di CO2 sia della sede operativa che del server del sito web. Dall’anno di fondazione a oggi, La Svolta si è proposta come un quotidiano dedicato a raccontare i grandi cambiamenti in corso, con particolare attenzione all’ambiente, ai diritti, e all’innovazione sociale, culturale e tecnologica, dando voce soprattutto ai giovani e alle donne.