Giovanna Botteri, dopo una carriera straordinaria che l’ha portata a raccontare il mondo da New York a Pechino, passando per Parigi e zone di guerra, va in pensione. L’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, le dedica un commosso saluto, definendola “un’icona del mestiere e un esempio per le generazioni future”. Tuttavia, Botteri lascia intendere che continuerà a fare giornalismo e televisione, affermando: “Un mestiere così non è che si abbandona: noi questo sappiamo fare e continuiamo a fare, come Il suonatore Jones di De André, ‘suonare ti tocca / per tutta la vita’. È una strada che forse si fa anche in un modo diverso” dice all’Ansa da Parigi, dove sta raccontando le manifestazioni anti Rassemblement national.
Botteri, figlia dell’ex direttore della sede Rai Friuli Venezia Giulia, Guido Botteri, ha iniziato la sua carriera nella sede Rai della sua città natale, Trieste. Laureata in Filosofia a Trieste e con un dottorato in Storia del cinema alla Sorbona, ha mosso i primi passi nel giornalismo nella carta stampata prima di approdare alla Rai. Ha poi lavorato nella redazione esteri del Tg3, raccontando i principali avvenimenti internazionali: dalla rivoluzione in Romania alle guerre in Bosnia e Kosovo, dal G8 di Genova all’occupazione statunitense in Iraq, vincendo il Premio Ilaria Alpi e il Premio Saint Vincent per i suoi servizi da Baghdad.
L’Usigrai loda Botteri come una giornalista che è diventata un’icona del mestiere, sottolineando la sua signorilità, pacatezza, lucidità ed equilibrio. Ha raggiunto una grande popolarità semplicemente svolgendo con dedizione il suo mestiere di inviata.
La carriera di Botteri è stata segnata da numerosi incarichi prestigiosi e coperture di eventi di grande rilevanza storica. Ha accompagnato il pubblico dei tg e degli Speciali nella comprensione di avvenimenti cruciali come il crollo dell’Unione Sovietica, la guerra in Croazia, l’assedio di Sarajevo, la strage di Markale e quella di Srebrenica. In Albania ha seguito la rivolta di Valona nel 1997 e, durante la guerra in Kosovo del 1999, è entrata a Pec insieme ai militari italiani.
Botteri ha inoltre coperto eventi significativi in Algeria, Iran e Sudafrica prima di tornare in Italia per collaborare con Michele Santoro a Circus e Sciuscià. Nel 2001 è tornata sul campo per seguire gli scontri del G8 di Genova e successivamente ha documentato il crollo del regime dei Talebani in Afghanistan e la seconda guerra del Golfo in Iraq. Conduttrice del Tg3 delle 19 dal 2004 al 2007, è stata corrispondente della Rai dagli Stati Uniti dal 2007 al 2019 e poi dalla Cina, dove ha seguito l’esplodere della pandemia di Covid.
Botteri ricorda la sua prima volta nei Balcani, in una casa bombardata dove tutti erano rimasti uccisi: “La guerra è qualcosa di reale, che ti tocca”, dice, sottolineando l’importanza di far sentire a chi è a casa che ciò che accade non è così lontano. Ringrazia chi in questi anni in Rai l’ha aiutata e le ha insegnato tante cose, evidenziando l’avventura umana e le storie raccolte.
Fare l’inviata di guerra e poi la corrispondente significa incrociare la propria vita con quella degli altri, ogni pezzo di strada è un ricordo delle persone incontrate. Botteri ha imparato che la paura può salvare la vita e che nei momenti difficili emerge la verità nelle persone. Rivendica l’importanza del suo sguardo femminile, capace di raccontare storie diverse, portando sensibilità e attenzione ai profughi, ai civili e alle famiglie, aspetti oggi fondamentali nel giornalismo.