GIORNALISMO MULTIMEDIALE

Evan Gershkovich (WSJ) in tribunale per il processo

Evan Gershkovich processo

Nell’ombra di tribunali chiusi e corti regolari si svolge un dramma silenzioso, un’offerta di scambio diplomatico travestita da processo giudiziario. Evan Gershkovich, corrispondente del Wall Street Journal, è diventato il fulcro di un’escalation internazionale tra Russia e Stati Uniti, intrappolato in un labirinto di accuse di spionaggio.

Arrestato il 29 marzo 2023 mentre raccoglieva informazioni sui legami tra la Brigata Wagner e l’industria bellica russa, Gershkovich è stato trasferito in una prigione di massima sicurezza a Mosca. Le accuse, lanciate dall’FSB russo, lo dipingono come una pedina della CIA, operante sotto il velo della cospirazione per sottrarre segreti militari russi.

Il processo, avviato con porte chiuse presso la Corte regionale Sverdlovskij di Ekaterinburg, segna un punto di non ritorno nelle relazioni internazionali. Né familiari, né rappresentanti consolari americani possono assistere agli atti giudiziari; solo il giudice, il procuratore, l’imputato e i suoi legali sono presenti. È un rituale noto in Russia per casi di presunto spionaggio, dove il velo di segretezza alimenta speculazioni e teorie sulle motivazioni politiche nascoste dietro ai procedimenti legali.

Per Gershkovich, nato a New York da genitori russi, il giornalismo è stato un viaggio per esplorare le radici familiari e narrare le sfumature della società russa. Dal Moscow Times al Wall Street Journal, ha documentato crisi e cambiamenti in un paese complesso e contraddittorio, fino a trovarsi al centro di un confronto geopolitico.

La sua detenzione non è solo un colpo per la libertà di stampa, ma anche un pezzo pregiato nel “fondo di scambio” russo. Mosca ha ripetutamente suggerito uno scambio con cittadini russi detenuti all’estero, cercando di negoziare il rilascio di Gershkovich come parte di un accordo più ampio. Un’offerta che riflette il cinismo e la strategia di Putin nel coltivare le relazioni internazionali, non più basate su principi morali, ma su calcoli politici e interessi di stato.

Mentre il processo avanza, la famiglia di Gershkovich e il Wall Street Journal denunciano le accuse come montature, ribadendo che il giornalismo non può essere criminalizzato. Tuttavia, il destino di Gershkovich rimane incerto, legato a un gioco diplomatico in cui le vite umane sono moneta di scambio. E mentre il mondo osserva, l’America è chiamata a pagare un prezzo alto per riavere il suo cittadino – un prezzo misurato non solo in anni di detenzione, ma anche nel compromesso dei suoi valori fondamentali.