Perquisizioni al Corriere Fiorentino: Simone Innocenti indagato

Il giornalista del Corriere Fiorentino, Simone Innocenti, è sotto indagine dalla procura di Firenze per presunto concorso con pubblici ufficiali nella rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. L’indagine è scaturita a seguito della pubblicazione, il 17 maggio scorso, di un articolo riguardante il suicidio di una 25enne allieva della Scuola Marescialli e Brigadieri di Firenze, avvenuto il 22 aprile. Le perquisizioni sono state eseguite sia presso la redazione del giornale che all’abitazione di Innocenti, con la polizia che ha acquisito copie forensi di tre computer e del telefono cellulare del giornalista. Le forze dell’ordine hanno condotto perquisizioni approfondite il 31 luglio 2024. Presso la redazione del Corriere Fiorentino, un magistrato e cinque poliziotti hanno sequestrato il computer, il tablet e i telefoni di Innocenti, mentre altri agenti hanno perquisito la sua abitazione privata alle 12.30 dello stesso giorno. Le perquisizioni sono state giustificate dalla necessità di identificare le fonti dell’articolo riguardante il suicidio della carabiniera, un caso che ha sollevato sospetti di nonnismo. Il Comitato di Redazione (Cdr) del Corriere della Sera ha prontamente emesso un comunicato in cui esprime la propria condanna per l’operazione. Il Cdr ha denunciato l’azione come “invasiva” e “intimidatoria,” sottolineando che il segreto delle fonti è un principio fondamentale della professione giornalistica. Il comunicato evidenzia come le perquisizioni abbiano avuto luogo in un contesto che minaccia il diritto di ogni giornalista di proteggere le proprie fonti e l’integrità del lavoro giornalistico. Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana, Giampaolo Marchini, e il consiglio dell’Ordine hanno espresso sconcerto per le perquisizioni subite da Innocenti. In una nota, Marchini ha ribadito il diritto dei giornalisti alla protezione delle fonti e ha condannato fermamente gli atti che limitano la libertà di stampa. L’Ordine dei Giornalisti ha inoltre ricordato che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha recentemente ribadito la protezione del segreto delle fonti come un diritto irrinunciabile per garantire la libertà di stampa. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) e l’Associazione Stampa Toscana (Ast) hanno emesso una nota di condanna per l’irruzione al Corriere Fiorentino. Le due organizzazioni hanno criticato l’operato del magistrato e dei poliziotti, che hanno sequestrato il cellulare e i computer di Innocenti e perquisito anche la sua abitazione. Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, e Sandro Bennucci, presidente di Assostampa Toscana, hanno espresso solidarietà a Innocenti, al direttore Roberto De Ponti e a tutta la redazione, denunciando le modalità adottate nella gestione del caso. Anche il Comitato di Redazione de La Nazione ha manifestato solidarietà a Simone Innocenti. In una nota firmata da Stefano Brogioni, Valentina Conte, Luca Cecconi e Carlo Baroni, il Cdr ha condannato l’azione di ricerca delle fonti, sottolineando la delicatezza del momento per la libertà di stampa e l’informazione.
Evan Gershkovich ritorna a casa: il giornalista prigioniero della Russia è stato liberato

Dopo quasi 500 giorni di detenzione in Russia, il reporter del Wall Street Journal Evan Gershkovich è stato finalmente liberato in un significativo scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia, con la mediazione di funzionari dell’intelligence turca, secondo quanto riportato da Fox News. Gershkovich, 32 anni, era stato arrestato il 29 marzo 2023 a Ekaterinburg, sui Monti Urali, con l’accusa di spionaggio. L’amministrazione Biden, il Wall Street Journal e la comunità internazionale avevano subito respinto queste accuse come infondate e prive di fondamento. Nonostante ciò, Gershkovich era stato condannato a 16 anni di carcere il 19 luglio 2024, dopo un processo a porte chiuse. Il CEO di Dow Jones, Almar Latour, e la caporedattrice del Wall Street Journal, Emma Tucker, hanno condannato la condanna come una “vergognosa farsa”, sottolineando che Gershkovich aveva trascorso 478 giorni in prigione solo per aver svolto il suo lavoro di giornalista. Hanno espresso la loro determinazione a continuare a fare pressione per la liberazione di Gershkovich e a sostenere la sua famiglia, ribadendo che “il giornalismo non è un crimine”. Prima della sua condanna, Gershkovich aveva trascorso mesi nella famigerata prigione di Lefortovo a Mosca, descritta come un luogo psicologicamente tortuoso. Gershkovich, figlio di immigrati sovietici e nato negli Stati Uniti, aveva lavorato anche per il New York Times, il Moscow Times e l’Agence France-Presse, guadagnandosi una reputazione di giornalista esperto. Il caso di Gershkovich aveva attirato un’attenzione internazionale significativa, con gli hashtag #FreeEvan che hanno animato i social media e il Wall Street Journal che ha dedicato ampie risorse e attenzione alla sua situazione. La sua detenzione aveva messo in luce i rischi per i giornalisti che operano in contesti autoritari e conflittuali, inviando un messaggio preoccupante sulla sicurezza dei reporter.