GIORNALISMO MULTIMEDIALE

Aggredita troupe del TGR Lazio al Quarticciolo

TGR

La troupe del TGR Lazio è stata aggredita al Quarticciolo, quartiere popolare di Roma, mentre documentava la situazione nella zona dopo il recente attacco a Don Antonio Coluccia, il prete antimafia noto per le sue prediche contro la criminalità. “La nostra troupe circondata, le minacce, la pretesa di vedere il girato e cancellarlo, e poi le bottiglie di vetro scagliate contro di noi e contro due agenti intervenuti in nostro soccorso,” si legge in una nota del TGR Lazio. “La violenza sembra essere l’unico linguaggio che si parla da queste parti“.

L’aggressione è avvenuta meno di 48 ore dopo quella subita da Don Coluccia, che domenica sera era stato oggetto di insulti e lancio di oggetti dalle finestre durante la sua consueta predica sulla legalità. “Nessuna presenza è ammessa tra le palazzine popolari del Quarticciolo se questa va a turbare lo spaccio,” prosegue la nota. Il quartiere è descritto come “ostaggio dei pusher al servizio dei clan”.

Nonostante il clima di intimidazione, la troupe del TGR Lazio ha deciso di proseguire nel suo lavoro, scortata dagli agenti della Squadra Mobile e del distretto Prenestino. “Entriamo nei lotti, preda del degrado e del malaffare. Una scelta ben precisa, per dimostrare che non ci si piega, che la libertà è un diritto di tutti e va difesa,” conclude la nota.

L’episodio ha suscitato una reazione immediata da parte del presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi), Vittorio di Trapani: “Nel giro di poco più di 24 ore prima l’aggressione a Don Antonio Coluccia e poi a giornalisti e troupe della TGR Rai del Lazio. È inaccettabile che esistano aree del Paese che siano di fatto zone franche per mafie e venditori di morte”.

Di Trapani ha annunciato che quanto accaduto sarà segnalato all’Osservatorio cronisti minacciati presso il Ministero dell’Interno e ha ribadito che le minacce non fermeranno la libera informazione: “La risposta deve essere corale: accendere più riflettori, più telecamere, più microfoni, moltiplicare il racconto”.

Inoltre, ha espresso “massima solidarietà alla TGR, ai professionisti dell’informazione aggrediti e a Don Coluccia,” auspicando che “gli aggressori vengano individuati subito: il segnale deve essere che lo Stato e la libera informazione vincono sempre”.