GIORNALISMO MULTIMEDIALE

L’Espresso in sciopero, ma l’Editore manda in stampa il numero

Emilio Carelli - L'Espresso

La redazione de L’Espresso è in sciopero, ma l’editore del settimanale tenta comunque di mandarlo in stampa. È questa la denuncia avanzata dai giornalisti, riuniti in assemblea, in una nota diffusa mercoledì 4 settembre 2024, all’indomani della prima giornata di astensione dal lavoro prevista dal pacchetto di cinque giorni affidato al Comitato di Redazione (Cdr).

I giornalisti definiscono il tentativo dell’editore come “un grave attacco al diritto di sciopero sancito dalla Costituzione, che configura i profili di un’azione antisindacale”. La nota prosegue sottolineando che “Il tentativo è ancora più grave in quanto espressione di una concezione delle relazioni sindacali del tutto estranea alla storia e alle tradizioni de L’Espresso, testata che si è sempre battuta per il rispetto dei diritti dei lavoratori e per la democrazia nei luoghi di lavoro”.

L’assemblea dei redattori ribadisce l’impegno per un giornalismo libero e democratico, e per relazioni sindacali basate sul rispetto reciproco. “Difenderemo in ogni forma possibile i diritti dei giornalisti e di un giornalismo indipendente, sempre più sotto attacco da parte dei centri di potere economico e politico”.

LA POSIZIONE DELL’EDITORE

La protesta dei giornalisti arriva in risposta a una nota congiunta del Consiglio di Amministrazione (CdA) e del direttore de L’Espresso, Emilio Carelli, pubblicata lunedì 2 settembre. Nel documento, il CdA rivendica i recenti risultati positivi raggiunti dal settimanale, definendo “del tutto incomprensibile e immotivata” la decisione di proclamare una giornata di sciopero e giudicando “molto grave” il tentativo di bloccare l’uscita del prossimo numero.

“Il CdA”, si legge nella nota, “il CdA ritiene di dover garantire la regolare uscita del giornale, ed ha quindi deciso di spostare la chiusura di questo numero a mercoledì sera, consentendo così nella giornata di mercoledì di completare le operazioni di titolazione e impaginazione, nel rispetto del diritto allo sciopero, seppur non condivisibile nelle motivazioni e negli obiettivi”.

(In foto, Emilio Carelli)