L’editore del New York Times, A.G. Sulzberger, ha pubblicato un raro articolo di opinione sul Washington Post, chiedendo un “fronte comune dei media” per difendere la libertà di stampa di fronte alle crescenti minacce globali. Questo intervento segue un aumento degli attacchi alla stampa indipendente in paesi come Ungheria, India e Brasile, e sottolinea come tali minacce potrebbero avere un impatto significativo sulle elezioni statunitensi del prossimo novembre.
Nel suo articolo, Sulzberger ha evidenziato come Donald Trump si sia distinto per i suoi sforzi aggressivi di limitare la stampa libera negli Stati Uniti. “Spero che la nostra nazione, con le protezioni per la libertà di stampa esplicitamente inserite nel Primo Emendamento, mantenga la rotta a prescindere dall’esito di questa o di qualsiasi altra elezione”, ha dichiarato Sulzberger. Il suo appello è un richiamo all’unità tra le organizzazioni giornalistiche, sottolineando che le sfide odierne non possono essere affrontate da una sola istituzione.
Sulzberger ha ringraziato il Washington Post per aver ospitato il suo intervento, considerando la lunghezza e la rilevanza dell’articolo. “È questo un altro esempio di come il Post, oltre a essere uno stimato rivale, sia stato da tempo uno dei nostri partner sul fronte della libertà di stampa. Siamo davanti a sfide che non possono essere risolte da una sola istituzione”, ha scritto Sulzberger al suo staff.
Il New York Times e il Washington Post hanno già collaborato in passato su questioni cruciali per la libertà di stampa, come il caso dei Pentagon Papers. Quando il Times fu bloccato dall’amministrazione Nixon, il Post pubblicò i documenti segreti sulla guerra del Vietnam, culminando in una storica sentenza della Corte Suprema che affermò il diritto dei media di pubblicare tali documenti in nome del Primo Emendamento.
NUOVE TATTICHE DI CONTROLLO
Gli attacchi alla libertà di stampa non si limitano alle dittature tradizionali come Russia, Cina e Arabia Saudita, dove i giornalisti sono sistematicamente censurati, imprigionati o uccisi. I nuovi leader autoritari nelle democrazie hanno adottato metodi più sottili e sofisticati per indebolire il giornalismo indipendente. Questo approccio meno drammatico ma altrettanto pericoloso segue un “manuale” composto da cinque tattiche principali:
- Creazione di un clima ostile: questa tattica consiste nel seminare sfiducia nel giornalismo indipendente e normalizzare le molestie contro i giornalisti. L’obiettivo è creare un ambiente in cui la repressione della stampa diventa socialmente accettabile. Attraverso la diffusione di disinformazione e attacchi verbali, si mina la credibilità della stampa e si incoraggiano comportamenti ostili verso i giornalisti.
- Manipolazione legale e regolamentare: i leader autoritari utilizzano leggi fiscali, regolamenti sull’immigrazione e norme sulla privacy per punire i giornalisti e le organizzazioni mediatiche. Questi strumenti vengono impiegati per infliggere danni finanziari e burocratici alle testate indipendenti, rendendo difficile il loro funzionamento e la loro sostenibilità economica.
- Sfruttamento dei tribunali: viene impiegato un ampio ricorso ai contenziosi civili e ad altre cause legali per infliggere sanzioni economiche e logistiche ai media sfavoriti. Questi contenziosi spesso mancano di fondamento legale e servono più a intimidire che a ottenere giustizia. Le cause legali infondate o eccessivamente onerose possono esaurire le risorse delle testate indipendenti e scoraggiare il giornalismo critico.
- Espansione degli attacchi: incoraggiare attacchi ai giornalisti da parte di sostenitori influenti in vari settori amplifica l’effetto delle strategie repressive. Questo può includere pressioni da parte di figure di spicco nel settore pubblico e privato che sostengono la causa del governo contro la stampa indipendente, creando una rete di intimidazione e repressione.
- Premi ai media favorevoli: supportare i media che dimostrano fedeltà al governo attraverso sussidi e appalti, e facilitare l’acquisizione di testate indebolite da questi sforzi. Questo approccio non solo punisce i media indipendenti ma premia anche quelli che contribuiscono a consolidare la narrativa del governo, garantendo un controllo crescente sulle informazioni disponibili al pubblico.
Come sottolinea Sulzberger, la creazione di un ambiente in cui le azioni repressive contro i media siano meno evidenti e più complicate è una strategia particolarmente efficace perché meno visibile e più difficile da combattere rispetto ai metodi di repressione più diretti.
UNITÀ CRUCIALE
La collaborazione tra il New York Times e il Washington Post su questi temi evidenzia la necessità di un’azione concertata. I due giornali dimostrano che la difesa della libertà di stampa è un obiettivo comune che trascende le rivalità editoriali. Sulzberger ha espresso gratitudine per l’opportunità di pubblicare il suo intervento sul Washington Post e ha ribadito che la protezione della libertà di stampa richiede un impegno collettivo.
La sua dichiarazione sottolinea l’importanza di mantenere la stampa libera e indipendente come pilastro essenziale della democrazia. In un periodo di crescente sfiducia nei media e di pressione sui giornalisti, il sostegno reciproco tra le principali testate giornalistiche è fondamentale per garantire che la verità possa continuare a emergere e che i diritti dei cittadini possano essere protetti.
(in foto, AG Sulzberger, editore del New York Times)