La passione di Vincenzo Mollica per l’arte di raccontare

Vincenzo Mollica Tg1

Vincenzo Mollica, storico volto del Tg1, è un maestro del giornalismo italiano che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo della cronaca culturale. Ospite dell’ultima edizione de Il Tempo delle Donne, organizzata dal Corriere della Sera alla Triennale di Milano, e intervistato da Elvira Serra, ha condiviso la sua visione del mestiere, rivelando preziose lezioni e aneddoti raccolti in una carriera lunga decenni. Mollica, che ha deciso di diventare giornalista ispirandosi a Clark Kent e Clark Gable, ha fatto del Tg1 la sua casa professionale, trasformando ogni intervista in una storia unica e irripetibile. CHI È VINCENZO MOLLICA Nato nel 1953 a Formigine, Mollica ha dedicato la sua vita al giornalismo, con una particolare passione per il cinema, la musica, e le arti visive. Ha lavorato al Tg1 per decenni, diventando una figura di riferimento nella narrazione culturale italiana, grazie alla sua capacità di creare un dialogo diretto e profondo con le personalità più significative dello spettacolo. Con più di 10.000 interviste all’attivo, ha raccontato al grande pubblico artisti come Federico Fellini, Alda Merini, Mina, e Bob Dylan, coltivando non solo rapporti professionali, ma spesso anche amicizie. IL TG1 COME CASA Il rapporto di Mollica con il Tg1 è stato molto più di un semplice legame lavorativo. Come ha detto durante l’intervista a Il Tempo delle Donne: “Ho avuto due case: quella della mia famiglia e quella del mio lavoro. Quando sono andato in pensione mi hanno fatto una festa. E io ho ringraziato quelli che mi avevano voluto bene e anche quelli che mi avevano voluto male. Questi ultimi sono stati preziosissimi con i consigli: bastava fare il contrario e trovavo la strada giusta”. Il Tg1 ha rappresentato per lui un luogo di crescita e di scoperta, in cui ha potuto esplorare il mondo dello spettacolo con umiltà e rispetto. Il suo approccio al giornalismo è stato sempre mosso da una grande passione, curiosità e, come afferma lui stesso, fatica: “È un mestiere bellissimo che ha bisogno di umiltà, curiosità, passione e fatica. Fatica fa rima con Mollica“. L’ARTE DELL’INTERVISTA Mollica ha saputo trasformare l’intervista in una vera e propria forma d’arte. Molte delle sue interviste sono diventate momenti indimenticabili nella storia del giornalismo italiano, spesso evolvendo in rapporti di amicizia. Tra i suoi legami più intensi, quello con Federico Fellini e Giulietta Masina. Mollica racconta come Fellini lasciasse lettere per la moglie Giulietta sul tavolo della sala da pranzo, invece di proporle ruoli verbalmente: “Federico non le proponeva mai un film a voce: scriveva una lettera, gliela lasciava la mattina sul tavolo della sala da pranzo, e lei la sera gli faceva trovare la risposta sul comodino”. Non meno importante è stato il suo legame con Alda Merini, che gli dettava le poesie al telefono e una volta regalò tutti i soldi che aveva con sé a una zingarella incontrata per strada: “Una volta diede a una zingarella che le aveva bussato al finestrino del taxi tutti i soldi che le avevano appena dato in Rai e che teneva nel reggiseno. Poi però non li aveva per pagare il tassista. Ma lui non li volle e le disse che avrebbe ricordato per la vita il suo gesto”. MAESTRO D’IRONIA Nonostante la profondità dei suoi incontri, Mollica ha sempre saputo dosare l’ironia, come nel caso dell’intervista più veloce della sua carriera, quella con Claudia Schiffer: “Mi concessero un minuto e 45 secondi. Dissi how are you? e arrivederci”. La sua ironia emerge anche nei ricordi di personaggi come Alberto Sordi, che salutò mille operai con un gesto esilarante, o nelle conversazioni con Andrea Camilleri, con cui condivideva il glaucoma che li aveva privati della vista. Camilleri scherzava persino sui colori che si immaginava nei quadri prima di addormentarsi. IL RITORNO ALLA MUSICA La musica ha sempre avuto un ruolo centrale nella carriera di Mollica. Parlando di Mina e Bob Dylan, ha sostenuto che Mina meriterebbe il Nobel per la “letteratura cantata”. IMPARARE DALLE CRITICHE Mollica ha voluto sottolineare, infine, l’importanza di imparare anche dalle critiche. Non ha mai ignorato chi lo ha criticato, anzi, ha trovato nelle critiche un punto di forza, seguendo spesso il principio di fare esattamente l’opposto di quanto consigliato dai detrattori.  

Premio Luchetta 2024: ecco i finalisti della XXI edizione

Premio Luchetta 2024

Il Premio giornalistico internazionale Marco Luchetta, giunto alla sua ventunesima edizione, ha selezionato i finalisti che concorreranno per il prestigioso riconoscimento. Il concorso, suddiviso in sette sezioni – Rotta Balcanica, Reportage, Stampa italiana, TV news, Radiofonia, Stampa internazionale e Fotografia – vede protagonisti 24 autori e autrici le cui opere sono state scelte tra più di cento candidature provenienti dall’Italia e dall’estero. I vincitori verranno premiati il prossimo 17 novembre a Trieste. Il Premio Luchetta nasce in memoria dei giornalisti Marco Luchetta, Alessandro Sasa Ota, Dario D’Angelo e Miran Hrovatin, tutti caduti tragicamente in zone di conflitto. I temi affrontati dai finalisti di quest’anno includono territori devastati da guerre, carestie, la difficile realtà dei minori costretti a crescere in carcere con le madri detenute, orfani di femminicidio e la drammatica rotta balcanica. I finalisti per le sette sezioni La sezione Rotta Balcanica vede tra i finalisti: Annalisa Camilli con “Nuovi respingimenti in Italia dopo la sospensione Schengen” per Internazionale. Nicolò Giraldi con “Potevo essere un terrorista e nessuno mi ha fermato” per Today.it. Federica Sgorbissa con “La psiche di chi arriva” per Il Post. Nella sezione Reportage, la giuria deciderà tra: Francesca Mannocchi con “Viaggio nei territori delle colline a sud di Hebron” per La7 Attualità. Giulia Sabella e Marzia Amico con “Bambini invisibili” per Report su Rai 3. Nadia Zicoschi e Gianluca Della Valle con “In fuga per vivere” per TG1 – TV7. Per la sezione Stampa Italiana, si sfidano tre reportage interamente al femminile: Alice Facchini e Iris Biasio con “Crescere in carcere” per La Revue Dessinée Italia. Maddalena Oliva e Natascia Ronchetti con “Uomo-Ragno, Barbie e l’unicorno: il viaggio dei bambini trans” per Il Fatto Quotidiano. Stefania Prandi con “Le madri lontane” per IrpiMedia. I finalisti per la sezione TV News sono: Raffaella Cosentino e Maurizio Calaiò con “Il prezzo pagato dai bambini in guerra” per RaiNews. Olga Guerin e Goktay Koralton con “How one blind boy helped rebuild his school in Yemen” per BBC News. Livia Liberatore con “Infanzia a Belgrado” per Estovest. La nuova sezione Radiofonia vede in finale: Giovanni D’Ambrosio con “Radio Mare Lampedusa” per Tre Soldi – Rai Radio 3. Azzurra Meringolo Scarfoglio con “Inviato speciale” per Giornale Radio Rai 1. Per la sezione Stampa Internazionale, la giuria si concentrerà su: Gabriella Jozwiak con “Desperate hunger in Tigray pushes thousands into the hands of kidnappers and people smugglers” per The Telegraph. Tom Parry con “Vaccination would have kept my child alive – that is something I will always regret” per The Daily Telegraph. Infine, per la sezione Fotografia, i finalisti sono: Yakiv Liashenko con “Russia targets Ukraine’s civilian infrastructure in overnight attacks” per RFE. Imad Haitam con “Netanyahu condemns daily ‘military pause’ by Israeli army to allow aid into Gaza” per The Telegraph. Mohamed Saber con “Le vertigineux bilan des morts” per Le Temps. La giuria, presieduta dal giornalista e autore televisivo Riccardo Iacona, conduttore di Presa Diretta su Rai 3, è composta da numerosi esperti del settore, tra cui Fabiana Martini, segretaria di giuria, Paola Barretta dell’associazione Carta di Roma, e Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei giornalisti.