Giornalisti di Repubblica in sciopero, ma l’evento di Exor va online

È in corso lo sciopero dei giornalisti di Repubblica, che hanno deciso di incrociare le braccia fino alle 23:59 di domani. Nonostante ciò, sul sito del giornale continua la trasmissione in diretta dell’evento organizzato da Exor, holding di John Elkann, in occasione della Italian Tech Week a Torino. Questa situazione ha provocato una dura reazione da parte del comitato di redazione (cdr), che ha denunciato pubblicamente il comportamento dei vertici della testata, accusati di aggirare lo sciopero e di trasmettere contenuti nonostante la protesta. Il motivo dello sciopero risiede nella vendita di articoli e interviste a aziende partecipanti alla Italian Tech Week, senza una trasparente comunicazione né ai cronisti né ai lettori. Il cdr ha allertato le associazioni di categoria per valutare l’apertura di un procedimento antisindacale. Nel mirino dei lavoratori non c’è solo la proprietà, ma anche il direttore Maurizio Molinari, che ha alimentato il malcontento tra i giornalisti.
Fazzolari accusa Domani per inchiesta su Utopia e legami politici

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, ha annunciato un esposto alla Procura di Roma contro il quotidiano Domani, che ha pubblicato un’inchiesta sui rapporti tra la società di lobbying Utopia e alcune partecipate statali. La società avrebbe ottenuto appalti per centinaia di migliaia di euro, un dettaglio che ha spinto il braccio destro di Giorgia Meloni a passare all’azione legale. Nella sua nota ufficiale, Fazzolari ha negato di avere un rapporto diretto con Giampiero Zurlo, amministratore delegato di Utopia, nonostante l’articolo del giornale avesse già riportato una smentita precedente su questa relazione. Ma l’indagine di Domani non si è fermata a questo. Il quotidiano ha rivelato nuovi legami tra la società e il mondo della destra meloniana, sollevando domande sulle connessioni tra affari e politica. Al centro dell’inchiesta emerge la figura di Ernesto Di Giovanni, socio di minoranza di Utopia con una quota del 10% nella società e nel suo spin-off editoriale, Urania Media. Prima di approdare al lobbying, Di Giovanni era un dirigente nazionale di Azione Universitaria, l’associazione studentesca legata a Fratelli d’Italia. Da quella posizione, Di Giovanni ha stabilito rapporti diretti con Giorgia Meloni e altri membri di spicco del partito, come Giovanni Donzelli, oggi deputato. Un post del 2009, riportato da Domani, mostra come Di Giovanni fosse in contatto personale con l’allora ministra Meloni, che gli aveva comunicato la propria impossibilità a partecipare a un evento di Azione Universitaria. Nello stesso messaggio, Di Giovanni confermava di voler invitare Donzelli, allora presidente nazionale dell’associazione, sottolineando la sua autorevolezza all’interno del neonato Popolo della Libertà. Questo passato comune nella destra studentesca italiana lega Di Giovanni non solo a Meloni, ma anche a Fazzolari, che è stato presidente della sezione romana di Azione Universitaria. Nonostante il sottosegretario abbia smentito ogni conoscenza con Di Giovanni, la storia politica comune nella capitale e nell’ambito della destra lascia aperti interrogativi sui rapporti tra il governo e il mondo del lobbying. L’inchiesta di Domani ha messo in luce una rete di rapporti che si estende dal Parlamento agli appalti statali. Il legame tra Di Giovanni e Andrea Volpi, attuale deputato meloniano, risale agli anni di militanza in Azione Universitaria. Insieme, i due hanno affrontato gli scontri politici del periodo, opponendosi agli studenti di sinistra. La connessione tra questi personaggi politici e Utopia si inserisce in un quadro più ampio di relazioni all’interno del mondo della destra. Un altro nome di rilievo è Nicola Formichella, ex parlamentare del Popolo delle Libertà e amico personale di Zurlo, che Di Giovanni aveva invitato a un incontro di Azione Universitaria. La complessa trama di rapporti personali e politici solleva dubbi sui possibili conflitti di interesse, soprattutto alla luce dei contratti pubblici assegnati a Utopia. Con l’annuncio della denuncia in procura, Fazzolari non si è limitato a smentire l’inchiesta di Domani, ma ha fatto un ulteriore passo avanti, coinvolgendo la magistratura per chiarire “le reali ragioni che muovono la scientifica diffusione di questa fake news”. Questo approccio riflette il cosiddetto “modello Crosetto”, una strategia già adottata dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha portato sotto inchiesta un ufficiale della Guardia di Finanza e tre giornalisti di Domani per la fuga di notizie sui suoi legami con Leonardo. L’accusa di Fazzolari sembra voler mettere in discussione non solo il contenuto dell’articolo, ma anche l’origine stessa delle informazioni, delegando alla Procura il compito di indagare sulla genesi delle inchieste giornalistiche. Questo metodo di attacco alla stampa non è nuovo, ma preoccupa molti osservatori, che vedono in queste azioni una forma di intimidazione contro il diritto di cronaca. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) ha subito reagito all’annuncio del sottosegretario. “Siamo passati dalle querele bavaglio con richieste di danni milionari alla richiesta di indagini bavaglio. L’Italia sta voltando la schiena alla Costituzione e al diritto di cronaca”, ha dichiarato Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi. L’associazione ha chiesto alle istituzioni europee di mantenere alta l’attenzione sulla libertà di stampa nel Paese, denunciando il crescente uso di strumenti legali per ostacolare l’informazione.
Repubblica si ferma: giornalisti in sciopero contro l’editore

L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica ha indetto uno sciopero di due giorni – 25 e 26 settembre – per protestare contro le gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati, avvenuti in occasione dell’evento Italian Tech Week. La redazione denuncia da tempo i tentativi di “piegare colleghe e colleghi a pratiche lontane da una corretta deontologia e dall’osservanza del contratto nazionale”. La direzione, secondo l’assemblea, ha il dovere di apportare “ogni correttivo e presidio possibile per rafforzare le strutture di protezione della confezione giornalistica di tutti i contenuti di Repubblica”, sottolineando che nei mesi scorsi è già stata votata una sfiducia all’attuale direttore. Il messaggio si rivolge anche all’editore John Elkann, invitato a “profondo rispetto della nostra dignità di professionisti e del valore del nostro giornale”. La testata, ricordano, ha una propria storia e identità che non può essere calpestata: “La democrazia che ogni giorno difendiamo sulle nostre pagine passa anche dal reciproco rispetto dei ruoli sul posto di lavoro”. Un appello è stato fatto anche alle lettrici e ai lettori, dichiarando: “Questa redazione non ha mai venduto l’anima. E non sarà mai disposta a farlo”. Parallelamente, l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Gedi Visual, che si occupano di video, dirette, podcast e contenuti social del gruppo, ha espresso piena solidarietà ai colleghi di Repubblica, schierandosi contro le “gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore” e chiedendo alla direzione di vigilare su “ogni tipo di ingerenza che metta a rischio l’indipendenza del lavoro giornalistico”. Nel frattempo, lo sciopero è in corso e sul sito di Repubblica campeggia la scritta che ne dà notizia, annunciando che fino alle 23:59 di domani non ci saranno aggiornamenti. Tuttavia, l’evento organizzato da Exor viene trasmesso regolarmente. Secondo quanto riportato da ilFattoQuotidiano.it, la ragione dello sciopero è che la holding di John Elkann avrebbe “venduto articoli e interviste alle aziende che partecipano alla Italian Tech Week di Torino,” senza informarne i giornalisti né i lettori. Questa mattina, nonostante lo sciopero, sul sito di Repubblica è apparsa a sorpresa la diretta dell’evento. “Il Comitato di redazione denuncia pubblicamente il tentativo dei vertici della testata di aggirare lo sciopero,” recita una nota diffusa dal cdr. “Abbiamo allertato le associazioni di categoria affinché valutino l’apertura di un procedimento antisindacale”. Oggi, oltre alla proprietà, è il direttore Maurizio Molinari a essere oggetto della rabbia dei giornalisti, in un contesto che mette in discussione la credibilità e l’indipendenza del giornale.