La Casa Bianca cambia strategia mediatica con i creator

La Casa Bianca ha aperto ufficialmente le porte ai content creator, ridefinendo il concetto di new media e riconoscendo il crescente impatto delle piattaforme digitali come TikTok. Questa svolta segna un cambiamento storico nella comunicazione presidenziale, con la portavoce Karoline Leavitt che ha annunciato una nuova sezione della James Brady Press Briefing Room dedicata a giornalisti indipendenti, podcaster, influencer e altri creatori di contenuti. L’obiettivo dichiarato è ampliare il pubblico raggiunto dal messaggio della Casa Bianca, adattandosi alla trasformazione del panorama mediatico. Trump ha spesso privilegiato podcast e social media per le sue apparizioni, riconoscendo il potenziale di queste piattaforme nel dialogo diretto con gli elettori. Durante la campagna elettorale, ha accumulato ore di interviste con figure di spicco della manosphere, come Joe Rogan, Lex Fridman e Theo Von, personaggi influenti tra i giovani e spesso critici nei confronti dei media tradizionali. Questa nuova politica porta con sé anche interrogativi sulla definizione di contenuti informativi legittimi, specialmente in un’epoca in cui i social media hanno ridotto i controlli sul fact checking. Le piattaforme digitali hanno permesso la nascita di una nuova generazione di opinion leader, spesso con un linguaggio diretto, privo di filtri e caratterizzato da una forte opposizione alla correttezza politica. Il modello economico di questi creatori si basa su sponsorizzazioni e pubblicità, con i dieci podcast più ascoltati che generano tra i 10 e i 50 milioni di dollari all’anno. Con il ritorno di Trump alla presidenza, la Casa Bianca intende ridefinire il rapporto con l’informazione, ampliando la platea degli interlocutori e garantendo maggiore accesso ai nuovi media. L’inclusione di podcaster e influencer rappresenta un passo decisivo in questa direzione, rafforzando la presenza di voci alternative all’interno del dibattito pubblico. Se da un lato questa evoluzione rispecchia il cambiamento delle abitudini di fruizione delle notizie, dall’altro pone nuove sfide sul fronte della credibilità e della qualità dell’informazione diffusa ai cittadini. (In foto, Karoline Leavitt)
DeepSeek sparisce dagli store, indaga il Garante Privacy

DeepSeek, la piattaforma di intelligenza artificiale cinese, è improvvisamente scomparsa dagli store digitali di Google e Apple in Italia. Gli utenti che tentano di accedere al sito ufficiale della startup cinese riscontrano rallentamenti significativi nella navigazione. All’interno della sezione ‘Service Status’ della piattaforma è stato pubblicato un messaggio che segnala la presenza di un problema tecnico, attualmente in fase di risoluzione. Nel frattempo, il Garante della Privacy italiano ha avviato un’indagine formale per verificare eventuali violazioni nella gestione dei dati personali degli utenti italiani. Nella serata del 28 gennaio, l’Authority ha inoltrato una richiesta di informazioni ufficiale a Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, le due società cinesi che forniscono il servizio, disponibile sia via web che tramite app mobile. Le aziende hanno un termine massimo di 20 giorni per rispondere alle domande formulate dal Garante. L’Authority ha richiesto chiarimenti su quali dati personali vengano raccolti, quali siano le fonti di acquisizione, le finalità del trattamento e la base giuridica che ne consente l’elaborazione. Particolare attenzione viene posta sulla localizzazione dei server, per accertare se i dati vengano conservati in Cina o in altre giurisdizioni. Un altro punto critico riguarda l’uso di web scraping per l’acquisizione di informazioni personali, con la necessità di chiarire se gli utenti – iscritti o meno al servizio – siano stati adeguatamente informati sulla raccolta e il trattamento dei loro dati. L’indagine si concentra anche sull’addestramento dell’algoritmo di intelligenza artificiale, per verificare quali informazioni siano utilizzate nel processo di machine learning. Il Garante ha chiesto dettagli sulla gestione dei bias algoritmici, sulle misure di protezione dei minori e sulla prevenzione di eventuali interferenze sui diritti fondamentali, come nel caso di scenari elettorali o nella diffusione di contenuti sensibili. Interpellato dall’agenzia ANSA, il presidente dell’Autorità per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, ha commentato la rimozione di DeepSeek dagli store italiani. “La notizia della sparizione dell’app è di poche ore fa, non so dirle se è merito nostro oppure no”, ha dichiarato. Ha inoltre confermato che, una volta ricevute le risposte dalle società cinesi, verrà avviata un’istruttoria approfondita per valutare il rispetto del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) e adottare eventuali provvedimenti.
Sfida globale nell’IA: OpenAI e Big Tech rincorrono DeepSeek. “Forniremo modelli migliori”

Dopo il brusco calo dovuto all’irruzione di DeepSeek, la startup cinese di intelligenza artificiale, i mercati statunitensi hanno ritrovato stabilità. Il Nasdaq ha chiuso con un rialzo del 2%, mentre le Big Tech hanno visto un rimbalzo significativo, con Nvidia che ha recuperato il 9% dopo la perdita del 17% registrata il giorno precedente. Il timore che i modelli di IA possano funzionare con meno chip del previsto aveva scatenato vendite massicce, ma la situazione sembra ora più sotto controllo. La competizione tecnologica tra Stati Uniti e Cina si fa sempre più serrata. Sam Altman, CEO di OpenAI, ha riconosciuto su X la potenza di R1 di DeepSeek, sottolineando che il modello cinese eccelle soprattutto per efficienza e costo. La novità preoccupa le aziende americane, che devono giustificare agli investitori l’enorme spesa per lo sviluppo di modelli sempre più potenti. Altman ha dichiarato che OpenAI continuerà a innovare per mantenere la leadership, ma la concorrenza si fa agguerrita. Sul fronte politico, la Casa Bianca monitora con attenzione l’avanzata cinese nel settore. Il presidente Trump ha definito l’arrivo di DeepSeek una “sveglia” per l’industria americana, riconoscendo tuttavia che la concorrenza potrebbe ridurre i costi di sviluppo. Resta da vedere se gli Stati Uniti rafforzeranno ulteriormente le restrizioni sulle esportazioni di microchip verso la Cina, dopo il giro di vite imposto da Biden prima di lasciare la presidenza. Anche l’Europa osserva con attenzione: Ursula von der Leyen ha annunciato che l’IA sarà un pilastro della strategia per la competitività europea. Intanto, il Garante della privacy italiano ha aperto un’istruttoria su DeepSeek, come già fatto con OpenAI nel 2023. L’Autorità ha richiesto dettagli su raccolta, trattamento e conservazione dei dati, inclusi quelli utilizzati per l’addestramento degli algoritmi. La sezione privacy di DeepSeek menziona l’archiviazione dei dati su server cinesi, ma il Garante vuole maggiore chiarezza. La società ha 20 giorni per rispondere, altrimenti potrebbe incorrere in sanzioni o nell’oscuramento del servizio in Italia. Nel precedente caso di ChatGPT, OpenAI aveva sospeso il servizio in Italia a seguito dell’intervento del Garante, per poi riattivarlo con modifiche alle politiche sulla privacy. Recentemente, l’Autorità ha inflitto a OpenAI una multa di 15 milioni di euro per violazioni passate, contro cui la società ha presentato ricorso.