L’amministrazione Trump ha revocato ai giornalisti l’accesso quotidiano garantito al presidente, segnando una svolta nelle relazioni tra Casa Bianca e media. La decisione è arrivata dopo che un giudice federale ha ordinato il reintegro dell’Associated Press nel pool stampa, da cui era stata esclusa per aver rifiutato di adottare il termine “Golfo d’America”, la nuova denominazione ufficiale dell’ex Golfo del Messico imposta da Trump a gennaio.
Il giudice distrettuale Trevor McFadden ha stabilito che l’AP non poteva essere trattata in modo differente rispetto ad altre agenzie, una clausola che la Casa Bianca ha usato come base per ristrutturare completamente il sistema di accesso alla stampa presidenziale. Da ora, il pool sarà suddiviso in due gruppi distinti: uno per le testate cartacee e uno per quelle via cavo, entrambi ammessi a rotazione agli incontri con il presidente.
La modifica interrompe una pratica consolidata da decenni, in cui agenzie come AP, Reuters e Bloomberg avevano accesso regolare a spazi ristretti come lo Studio Ovale. Il nuovo sistema prevede l’ampliamento della rotazione per la stampa cartacea da 31 a 34 posti, con l’aggiunta di un secondo rappresentante per questa categoria. Il risultato potrebbe essere un aumento degli eventi accessibili ai quotidiani, ma una diminuzione significativa per le agenzie, nel caso in cui la Casa Bianca limiti la rotazione ai membri già presenti.
Le modifiche seguono settimane di tensione tra l’AP e l’amministrazione. Il 25 febbraio, la portavoce Karoline Leavitt aveva annunciato che la Casa Bianca avrebbe assunto il controllo diretto della composizione del pool, ponendo fine al ruolo della White House Correspondents’ Association (WHCA) in questa funzione. La WHCA mantiene ancora il controllo su 49 posti nella sala stampa, ma ha denunciato la nuova politica come una forma di ritorsione contro la stampa critica.
“Il governo non dovrebbe controllare i media che lo coprono”, ha dichiarato il presidente della WHCA Eugene Daniels, sottolineando che la discrezionalità quotidiana nella selezione del pool rischia di trasformarsi in una discriminazione sistematica. Le preoccupazioni si concentrano sulla mancanza di trasparenza e sulla possibilità di escludere testate sgradite, nonostante le garanzie richieste dal tribunale.
Dalla fine di febbraio, la Casa Bianca ha ammesso un solo giornalista al giorno agli eventi presidenziali, e agenzie come Reuters e Bloomberg hanno sospeso le trasmissioni. Il nuovo assetto include anche un posto fisso per i “nuovi media” – una categoria che comprende siti digitali, opinionisti conservatori e influencer – e una seconda rotazione televisiva, che integra i tradizionali canali dell’informazione con reti emergenti di orientamento conservatore.
Nel pool giornaliero sono stati confermati anche un reporter radiofonico e quattro fotografi, mentre Leavitt ha annunciato il ripristino di circa 400 permessi stampa precedentemente revocati durante l’amministrazione Biden. Non tutti, però, hanno riottenuto l’accesso. Tra gli esclusi, Simon Ateba di Today News Africa, già noto per le sue interruzioni durante i briefing, non ha più ricevuto l’accredito per “motivi di sicurezza”, secondo i Servizi Segreti.
La questione dell’accesso stampa alla Casa Bianca è oggetto di scontro da anni, sia sotto amministrazioni democratiche che repubblicane. Nel 2013, la Casa Bianca di Obama era finita nel mirino dei fotografi dopo aver limitato l’accesso a eventi chiave. Più recentemente, l’amministrazione Biden ha introdotto criteri restrittivi per l’ammissione dei giornalisti, escludendo in alcuni casi testate storiche.