Nel mezzo di un’inchiesta condotta dalla procura di Perugia, tre giornalisti del quotidiano Domani si trovano sotto i riflettori della giustizia. L’accusa? Accesso abusivo e divulgazione di segreti. Tuttavia, la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, solleva un punto cruciale: i giornalisti non commettono reati nel pubblicare notizie, anche se queste sono frutto di attività criminali altrui. Il loro compito primario è quello di cercare e verificare i fatti, pubblicando solo notizie autentiche.
Costante difende il principio del segreto professionale come fondamentale per la protezione delle fonti giornalistiche. L’inchiesta non dovrebbe compromettere la libertà di stampa né minare la fiducia pubblica nelle istituzioni.
I tre giornalisti indagati – Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine – sono accusati di aver svolto il loro lavoro diligentemente, raccogliendo informazioni di interesse pubblico e divulgendole in modo trasparente. Il direttore del Domani, Emiliano Fittipaldi, denuncia un attacco alla libertà di stampa, evidenziando che le indagini sono state avviate dopo un esposto del ministro della Difesa, Guido Crosetto, in risposta a articoli critici sul suo operato.
L’inchiesta verte sull’accesso abusivo a dati sensibili relativi alle segnalazioni di operazioni sospette. Mentre diversi individui sono sotto inchiesta, inclusi membri delle forze dell’ordine, i giornalisti sono ora al centro di un dibattito sull’importanza della libertà di stampa e della tutela delle fonti giornalistiche.
L’Associazione Stampa Romana e l’Usigrai manifestano solidarietà ai colleghi del Domani, sottolineando che ciò che viene contestato non è la veridicità delle informazioni pubblicate, bensì il modo etico con cui sono state ottenute. L’episodio solleva interrogativi critici sulla situazione della libertà di stampa in Italia e sull’uso della giustizia per limitare il lavoro giornalistico d’inchiesta.