GIORNALISMO MULTIMEDIALE

Serghei Mingazov di Forbes arrestato in Russia per “false notizie”

Press

Il giornalismo in Russia continua ad essere oggetto di controversie e critiche dopo l’arresto di Sergei Mingazov, redattore di Forbes, per la diffusione di informazioni considerate “false” sull’esercito russo. L’accusa è di avere condiviso sul suo canale Telegram, Khabarovskaya Mingazeta, un post riguardante la scoperta delle fosse comuni a Bucha, in Ucraina, nel 2022. Il reporter è ora in detenzione nella città di Khabarovsk, nell’Estremo Oriente russo.

Secondo quanto riportato dall’avvocato del giornalista, Konstantin Bubon, Mingazov è stato detenuto in un centro di detenzione temporanea a Khabarovsk, mentre i suoi dispositivi elettronici, così come quelli della sua famiglia, sono stati sequestrati. Il caso è stato aperto in base alla clausola “d”, parte 2, articolo 207.3 del Codice penale russo, che riguarda la diffusione pubblica di informazioni consapevolmente false sull’uso delle forze armate russe, punibile con fino a 15 anni di reclusione.

Questa azione legale solleva interrogativi sull’equilibrio tra la libertà di stampa e la sicurezza nazionale in Russia. Mentre le autorità sostengono che la legge mira a proteggere l’immagine e l’integrità dell’esercito russo, i critici la considerano un pretesto per reprimere la libertà di espressione e per silenziare i giornalisti indipendenti.

Il caso di Mingazov si aggiunge a una serie di episodi che hanno sollevato preoccupazioni sulla libertà dei media in Russia. Personaggi noti come l’ex deputato Alexei Gorinov e il giornalista Alexander Nevzorov sono stati condannati in base alla stessa legge, alimentando il timore di un clima sempre più restrittivo per il giornalismo critico.

La legislazione russa sull’informazione falsa riguardante l’esercito è stata introdotta nel marzo 2022, in coincidenza con l’inizio dell’operazione militare russa in Ucraina. Il presidente Vladimir Putin ha difeso la legge come necessaria per proteggere la sicurezza nazionale e l’onore delle forze armate russe, sottolineando l’importanza di contrastare la disinformazione.

Tuttavia, i critici sottolineano che la legge è stata utilizzata per perseguire giornalisti, attivisti e oppositori politici, minacciando la libertà di stampa e di espressione garantita dalla Costituzione russa. L’alto numero di procedimenti penali avviati sulla base di questa legge, come confermato dal capo del comitato investigativo Alexander Bastrykin, solleva interrogativi sulla sua applicazione equa e sulla sua compatibilità con gli standard internazionali di diritti umani.