In questi giorni TV2000, la rete televisiva di proprietà della Conferenza episcopale italiana, è al centro di un acceso dibattito riguardante il trattamento riservato a circa 40 lavoratori precari, tra cui giornalisti professionisti, autori e consulenti vari. Il Coordinamento dei precari della rete TV2000 ha diffuso martedì 18 giugno 2024 una nota in cui denuncia una situazione che definisce come “transazione capestro“.
Secondo il comunicato, i lavoratori, alcuni dei quali con contratti continuativi in essere da oltre 10 anni, sono stati costretti a firmare un accordo presso una Commissione di Conciliazione istituita all’Università Luiss. Questo documento, secondo i lavoratori, li obbligherebbe a dichiarazioni non veritiere riguardanti inesistenti “generiche rivendicazioni” sui compensi pattuiti. Inoltre, dietro il versamento di soli 500 euro, i firmatari sarebbero costretti a rinunciare a qualsiasi diritto acquisito nel precedente rapporto di lavoro con l’azienda.
ACCORDO CONTROVERSO
“Dunque – prosegue il comunicato – una transazione capestro su una controversia che non esiste. Naturalmente chi non firma questa “transazione” non potrà firmare nemmeno il rinnovo del contratto”. La nota sottolinea inoltre che la parola “transazione” implica un accordo consensuale tra le parti, mentre qui ci si trova di fronte a un’imposizione unilaterale da parte dell’amministratore delegato Massimo Porfiri e del direttore del personale Luciano Flussi. Il tutto avviene nel silenzio del direttore di rete Vincenzo Morgante e dell’editore.
QUESTIONE ETICA E MORALE
Ciò che rende la vicenda ancora più scabrosa è il fatto che TV2000 e Radio in Blu sono finanziate con i fondi affidati ai vescovi italiani, denaro che si suppone debba essere utilizzato in modo etico. Tuttavia, l’azienda sembra operare con criteri che violano i diritti dei lavoratori. “O forse ricattare i lavoratori più deboli, quelli a partita IVA, rientra tra i suggerimenti della dottrina sociale della Chiesa?” si domanda il Coordinamento dei precari. Questo comportamento appare in netto contrasto con i principi espressi da Papa Francesco, che durante la sua visita allo Stabilimento Ilva di Genova il 27 maggio 2017 aveva criticato duramente “l’economia che perde i volti” e passa sopra “le persone da tagliare e licenziare”, senza dimenticare i suoi numerosi interventi contro “l’abuso del lavoro precario”.
SILENZI ASSORDANTI
Il comunicato si chiude con un appello ai vescovi italiani, chiedendo il loro parere su quanto sta accadendo all’interno della loro rete televisiva. Tuttavia, finora, i silenzi attorno a questa vicenda sono stati numerosi e assordanti, lasciando 40 famiglie in una situazione di estrema incertezza e con il “coltello alla gola“.
La questione sollevata dal Coordinamento dei precari di TV2000 non solo mette in luce le problematiche legate al lavoro precario e alla mancanza di diritti per i lavoratori, ma solleva anche importanti interrogativi sull’etica e la responsabilità sociale delle istituzioni che gestiscono tali reti televisive. Resta da vedere se i vescovi italiani e gli altri responsabili della rete risponderanno a queste preoccupazioni e prenderanno provvedimenti per risolvere la situazione in modo giusto ed equo.
(In foto, Vincenzo Morgante, direttore di TG2000)