GIORNALISMO MULTIMEDIALE

Pirateria PDF dei quotidiani: 350 milioni di euro di danni ogni anno

Pirateria digitale

L’editoria italiana si trova ad affrontare un problema cronico e devastante: la pirateria digitale che coinvolge la distribuzione illecita dei quotidiani in formato PDF. Questo fenomeno, diffuso in maniera capillare e ripetitiva, coinvolge molte figure istituzionali e professionali, partendo dai parlamentari fino ai liberi professionisti, che ogni giorno ottengono e condividono copie integrali di giornali, senza che venga pagato alcun compenso agli editori. Questo “furto” sistematico rischia di far collassare un settore già duramente colpito dalla crisi economica e dall’evoluzione digitale.

Ogni mattina, le copie dei maggiori quotidiani italiani, regionali e nazionali, di qualsiasi tendenza politica, vengono sottratte in massa dalle edicole o dalle piattaforme digitali e distribuite in maniera illecita. Si tratta di un fenomeno che avviene alla luce del sole, ma che viene raramente contrastato o punito, nonostante la sua ampia diffusione e il danno che provoca. I primi responsabili di questo furto di massa sono gli stessi membri delle istituzioni, come onorevoli e senatori, che utilizzano le credenziali per accedere ai servizi di rassegne stampa digitali riservate, offerte da Camera e Senato, per condividere i giornali con un numero sempre crescente di persone.

Secondo quanto riportato su Il Giornale, il sistema funziona in maniera piuttosto semplice: le password per accedere alla “mazzetta digitale” parlamentare, che consente la lettura di giornali riservati, vengono condivise all’interno di reti private tra parlamentari, portaborse, manager, avvocati, e persino giornalisti. Da lì, i PDF dei quotidiani finiscono in gruppi di messaggistica come WhatsApp o, peggio ancora, su Telegram, dove esistono canali dedicati alla condivisione massiva di giornali e riviste. Uno dei gruppi più noti su Telegram, chiamato “Il Santo è in Chiesa”, conta più di 30.700 iscritti, tutti potenzialmente in grado di accedere a quotidiani e altre pubblicazioni senza pagare un centesimo. Un altro gruppo, “Edicola Download”, arriva a 56.000 membri, rendendo la diffusione di questi file completamente fuori controllo.

Il danno causato da questa pirateria è enorme. Già nel 2022, un’indagine condotta dal Nucleo Frodi della Guardia di Finanza di Roma ha stimato che ben 430.000 utenti di smartphone e tablet scaricavano quotidiani in formato PDF ogni giorno, senza versare alcun contributo economico agli editori. Facendo una proiezione su scala nazionale, il danno complessivo subito dalle case editrici è stato calcolato in circa 350 milioni di euro all’anno, una cifra che mette seriamente a rischio la sopravvivenza di molte testate.

Il fenomeno delle rassegne stampa illegali, che circolano all’interno delle istituzioni e delle professioni, aggiunge un ulteriore livello di complessità. In teoria, le rassegne stampa dovrebbero essere strumenti utili e limitati alla lettura di singoli articoli di interesse pubblico. Tuttavia, la realtà è ben diversa: spesso non solo i singoli articoli, ma anche intere edizioni di quotidiani vengono diffuse senza alcun controllo, con conseguenze devastanti per il settore editoriale. Le rassegne prodotte da ministeri, forze dell’ordine, e altri enti pubblici finiscono rapidamente in circolazione all’interno di reti private, raggiungendo un pubblico vasto e non autorizzato. Una singola rassegna può arrivare a coinvolgere migliaia di lettori, amplificando il danno economico subito dagli editori.

Le case editrici si trovano così intrappolate in un circolo vizioso: da un lato, devono far fronte alla crescente domanda di contenuti digitali, ma dall’altro, vedono il loro lavoro sistematicamente depredato da una pirateria ormai fuori controllo. L’informazione di qualità, sostenuta dal lavoro di giornalisti e redazioni, perde valore ogni giorno che passa, mentre i PDF pirata si moltiplicano su canali e piattaforme digitali.

Un tentativo di arginare il fenomeno è stato fatto dalla FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali), che nel 2020 ha richiesto la chiusura di numerosi canali Telegram che diffondevano illegalmente giornali e riviste. Tuttavia, la battaglia è ancora lontana dall’essere vinta. Il ricircolo continuo di gruppi chiusi e riaperti con nomi differenti rende complicato bloccare definitivamente la diffusione di contenuti pirata. Inoltre, l’uso di VPN (reti private virtuali) e di siti specializzati per il download di materiale editoriale ha ulteriormente ampliato le possibilità di accedere ai quotidiani senza passare dall’acquisto legale.