GIORNALISMO MULTIMEDIALE

Tg1, il Cdr contro i quattro minuti concessi a Salvini

Intervista Salvini Tg1

Il Comitato di redazione del Tg1 ha espresso forte critica per la lunga intervista al ministro Salvini andata in onda il 19 ottobre durante l’edizione delle 20 del telegiornale. L’intervista, della durata di oltre quattro minuti, è stata realizzata per discutere del processo relativo al caso della nave Open Arms, in cui il ministro è imputato per il sequestro di persona di 147 migranti. Tale spazio rappresenta più del 13% della durata totale del Tg, suscitando una reazione negativa del Cdr.

In un comunicato diffuso il 20 ottobre, il Cdr ha dichiarato: “Riteniamo che gli oltre quattro minuti di intervista al ministro Salvini, andata in onda nell’edizione delle 20 del telegiornale, abbiano leso uno dei principi alla base del nostro mestiere: l’equidistanza tra i soggetti di cui siamo chiamati ad occuparci. L’informazione del servizio pubblico dev’essere sempre super partes e mai percepita come schierata da una parte sola”. Il Cdr ha inoltre richiesto che, in vista della sentenza prevista per dicembre, venga concesso altrettanto spazio alle parti civili, al fine di garantire un’informazione più bilanciata.

Anche l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, ha preso una posizione netta, ribadendo che la scelta editoriale del Tg1 lede i principi di imparzialità che il servizio pubblico deve mantenere.

Il sindacato ha aggiunto che episodi come questo, già denunciati durante l’assemblea dei Cdr Rai del 17 aprile, dimostrano come il servizio pubblico rischi di diventare un megafono dei partiti, piuttosto che uno spazio di informazione equilibrata e neutrale. “L’intervento in diretta del ministro non è informazione ma propaganda“, ha affermato l’Usigrai.

Il comunicato dell’Usigrai si è poi concluso con una dura critica all’attuale gestione della Rai, accusando il governo di voler mettere il “guinzaglio” all’azienda tramite un crescente spostamento del canone in fiscalità generale. Tale manovra, secondo il sindacato, limiterebbe l’indipendenza della Rai, trasformandola in una “tv di stato soggetta ai diktat dell’esecutivo”. Inoltre, l’Usigrai ha evidenziato come questa situazione sia in aperto contrasto con i principi sanciti dall’European Media Freedom Act, che sarà presto legge.