Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, è finito al centro di una polemica dopo un articolo pubblicato su Il Foglio nella rubrica “Andrea’s Version”. L’articolo, firmato da Andrea Marcenaro, ha suscitato scalpore per le frasi offensive rivolte al giornalista. Tra queste, un riferimento al suo lavoro da inviato durante lo tsunami del 2005 in Sumatra, che causò oltre 250 mila morti: “Era il 2005, per Ranucci purtroppo sembrava fatta. È riuscito a tornare”.
Ranucci ha commentato l’accaduto sui suoi profili social, denunciando l’attacco personale: Il Foglio “si mostra dispiaciuto che io non sia morto. Tra tutti gli attacchi di questi giorni dopo la puntata sulla Mafia e ciò che sta accadendo in Palestina, spunta questa perla”.
La puntata di Report citata, andata in onda su Rai 3, trattava delle stragi del 1993. Questo ha attirato critiche feroci, tra cui quelle di Marina Berlusconi, che ha definito il programma “il peggior pattume mediatico-giudiziario”. A questa ondata di attacchi si è aggiunto il controverso articolo de Il Foglio, che ha portato il dibattito su un livello personale.
L’articolo è stato duramente condannato dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, che ha espresso solidarietà a Ranucci: “La libertà di critica, anche aspra, è sempre ammessa, anche fra giornalisti; ma quanto scritto nella rubrica Andrea’s version è spregevole e non fa onore ad una testata come Il Foglio”, si legge nella nota: “Non si può augurare la morte di nessuno, men che meno di un collega; nel caso specifico Sigfrido Ranucci a cui va la nostra solidarietà. Questo è un esempio di quello che potremmo definire pessimo giornalismo”.
Anche il figlio del giornalista, Emanuele Ranucci, ha reagito pubblicamente, rivolgendosi direttamente all’autore dell’articolo. Su Facebook ha scritto: “Caro Andrea, sono il figlio di Sigfrido Ranucci e, nonostante alcune volte me ne sorprenda anche io, non sono ancora orfano di padre”. Egli denuncia le difficoltà vissute dalla famiglia a causa delle minacce e del lavoro del padre. Racconta episodi dolorosi, come la scorta costante, i proiettili nella posta e le minacce quotidiane, sottolineando la forza e la dedizione del genitore. Conclude: “Il morto del giorno è il giornalismo italiano”.