Il Washington Post riorganizza la sua redazione e separa stampa dal digitale

Il Washington Post sta attraversando una fase di profonda trasformazione sotto la guida del direttore esecutivo Matt Murray, con l’obiettivo di ampliare la copertura mediatica e raggiungere un pubblico più vasto. Le modifiche alla struttura redazionale seguono una serie di dimissioni di alto profilo e i cambiamenti voluti dal proprietario Jeff Bezos nella sezione delle opinioni. Una delle partenze più rilevanti è quella della storica editorialista Ruth Marcus, che ha lasciato il giornale dopo la rimozione della sua rubrica critica nei confronti delle nuove politiche editoriali. Anche l’ex direttore esecutivo Marty Baron ha espresso preoccupazione per la direzione intrapresa dal quotidiano. Nell’ambito della riorganizzazione, la redazione nazionale verrà suddivisa in due sezioni distinte: una dedicata al giornalismo nazionale e un’altra focalizzata sulla politica e il governo. Il team economico e di politica economica confluirà in quest’ultima, mentre il desk nazionale si occuperà di temi chiave negli Stati Uniti, con un focus specifico su istruzione, politica locale e dinamiche sociali. Al tempo stesso, i team di economia, tecnologia, salute, scienza e clima saranno accorpati in un nuovo dipartimento per analizzare l’evoluzione dell’economia, l’impatto delle innovazioni tecnologiche e le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla vita quotidiana. Per gestire questa riorganizzazione, verranno nominati nuovi capi dipartimento, e l’obiettivo è rendere operativi i cambiamenti entro il 5 maggio. Parallelamente, la strategia editoriale punta a dare maggiore rilevanza ai prodotti digitali, con un team dedicato alla crescita del pubblico e un altro agli aspetti visivi. Murray ha inoltre annunciato l’assunzione di un responsabile della stampa per separare il formato cartaceo dalla produzione digitale, riducendo il peso della lunghezza degli articoli come parametro di qualità. Queste modifiche riflettono una più ampia necessità di rinnovamento del Washington Post, che da anni affronta un calo di profitti e lettori. L’introduzione di una “terza redazione“, denominata WP Ventures, segna un ulteriore passo in questa direzione, concentrandosi su video, audio, newsletter e social engagement. Murray ha riconosciuto che i cambiamenti potrebbero non essere apprezzati da tutti, ma ha sottolineato la necessità di una trasformazione per garantire il futuro del giornale.
Come la devoluzione del Washington Post cambia le pubbliche relazioni

Il recente cambiamento nell’orientamento editoriale del Washington Post, sotto la proprietà di Jeff Bezos, ha suscitato preoccupazioni riguardo all’integrità dei media e al loro ruolo nella società. Come riportato da PR News, il noto linguista e critico dei media Noam Chomsky ha più volte evidenziato come i media privati, come il Washington Post, siano spesso influenzati dagli interessi aziendali, mettendo in discussione l’indipendenza editoriale. Bezos ha orientato la pubblicazione verso principi di libero mercato e libertà individuali, che, pur essendo legittimi, potrebbero influenzare la qualità del giornalismo, allontanandolo da un obiettivo di imparzialità e responsabilità. Questo cambiamento ha portato alla crescente sfiducia da parte del pubblico verso una testata storicamente simbolo di credibilità. Il Washington Post, che una volta veniva visto come un modello di giornalismo investigativo, ha visto scemare la sua reputazione a causa di modifiche editoriali che sembrano rispondere a interessi commerciali. Questa evoluzione non è isolata: anche altre testate come la CNN e il Wall Street Journal hanno subito riallineamenti editoriali, con la CNN che ha cercato di spostarsi verso una posizione più centrica e il Wall Street Journal che ha adottato una visione più conservatrice dopo l’acquisizione da parte di Rupert Murdoch nel 2007. Questi cambiamenti hanno avuto un impatto significativo sul ruolo delle pubbliche relazioni (PR). I professionisti delle PR si trovano ora a dover affrontare una crescente polarizzazione nel panorama mediatico, dove gli interessi aziendali e le preferenze politiche influenzano sempre di più le scelte editoriali. In questo contesto, le PR devono adattarsi per garantire che le informazioni siano presentate in modo corretto e trasparente, collaborando con giornalisti che operano in un ambiente in cui l’indipendenza è messa in discussione. Le PR, quindi, devono essere in grado di verificare meticolosamente le fonti e promuovere una comunicazione che rispetti i principi etici del giornalismo. In passato, i professionisti delle pubbliche relazioni sono stati definiti custodi della verità e della responsabilità nelle comunicazioni. Come affermato da Ivy Lee, uno dei fondatori della professione delle PR, l’obiettivo delle pubbliche relazioni non è quello di manipolare, ma di garantire la diffusione di informazioni accurate e verificate. Le PR devono quindi impegnarsi a lavorare con giornalisti affidabili e a sviluppare pratiche che sostengano la trasparenza e l’integrità. L’evoluzione del Washington Post rappresenta una sfida per i professionisti delle PR, che devono rispondere alla crescente difficoltà di navigare un panorama mediatico sempre più influenzato dalle dinamiche aziendali. Il loro compito è garantire che la comunicazione resti precisa, imparziale e che promuova una discussione informata basata su fatti verificabili.
Washington Post recluta giornalisti di destra per nuova linea editoriale

Il Washington Post, storicamente considerato uno dei più prestigiosi quotidiani statunitensi, sembra fare una scelta sempre più orientata verso il mondo conservatore. Secondo quanto riportato dal Daily Beast, l’editore del giornale, Will Lewis, avrebbe recentemente incontrato Eliana Johnson, caporedattrice di The Washington Free Beacon, un sito web di giornalismo politico dichiaratamente di destra. Questo incontro avrebbe avuto lo scopo di discutere su come reclutare più giornalisti con orientamenti conservatori per rafforzare la presenza di questi punti di vista all’interno della redazione. Questa mossa non è che l’ultimo passo di una strategia voluta dal proprietario del giornale, Jeff Bezos, che ha acquisito la testata nel 2013. Negli ultimi anni, infatti, Bezos sembra aver cercato di spostare il giornale verso posizioni politiche più vicine alla nuova amministrazione Trump. Questo orientamento è diventato ancora più evidente dopo la controversa decisione di impedire al giornale di sostenere la candidatura di Kamala Harris come vicepresidente nelle elezioni del 2024. Contestualmente, è stato annunciato che la sezione opinioni avrebbe scritto a sostegno e difesa del libero mercato e delle libertà personali. La situazione interna al Washington Post è tutt’altro che tranquilla. L’annuncio riguardante il nuovo orientamento ha portato a dimissioni importanti, tra cui quella del direttore delle opinioni, David Shipley. Inoltre, il giornale ha registrato una perdita di 75.000 abbonati, segno evidente di un cambiamento che ha suscitato preoccupazione tra molti lettori e membri del team. Fonti interne hanno dichiarato che c’è “molta confusione” mentre la dirigenza rimescola la redazione, cercando di ridisegnare la linea editoriale in una direzione più conservatrice. Alcuni dei giornalisti più esperti hanno scelto di abbandonare il giornale, descrivendo l’ambiente come sempre più difficile da giustificare, soprattutto per coloro che hanno sempre creduto nel valore del giornalismo tradizionale. Con una strategia editoriale sempre più rivolta al centro-destra, il futuro del Washington Post appare incerto, con la possibilità che la testata rischi di perdere ancora più lettori e di trovarsi sempre più polarizzata in un contesto politico e mediatico già molto divisivo.
Una nuova Press Card per i giornalisti: ecco il progetto

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha avviato una collaborazione con l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato per sviluppare un nuovo tesserino per giornalisti, trasformandolo in una moderna Press Card. Questa iniziativa rappresenta un’opportunità significativa per semplificare e rendere più sicura la gestione del documento di iscrizione all’Ordine professionale, garantendo al contempo elevati standard di sicurezza. Il formato preliminare della Card prevede l’integrazione di caratteristiche anticontraffazione, simili a quelle adottate nei documenti di riconoscimento ufficiali. Il progetto, già delineato in una prima bozza, potrebbe in futuro essere incluso nell’IT-Wallet, il portafoglio digitale promosso dall’Istituto Poligrafico in collaborazione con PagoPa e sotto il coordinamento del Dipartimento per la Trasformazione Digitale. Un aspetto rilevante della nuova Press Card è l’introduzione della scritta PRESS, che consentirà di identificare immediatamente i giornalisti italiani, garantendo maggiore sicurezza soprattutto in contesti sensibili e in scenari internazionali. Questo elemento contribuirà a migliorare la tutela dei professionisti dell’informazione, riconoscendone il ruolo in situazioni critiche. Per dare avvio al progetto, il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, e il vicepresidente, Angelo Baiguini, hanno incontrato l’amministratore delegato dell’Istituto Poligrafico, Francesco Soro. Durante l’incontro, le parti hanno concordato sull’importanza del progetto, ritenendolo un passo avanti nell’innovazione delle procedure dell’Ordine e un’esperienza utile anche per altre categorie professionali regolamentate. Nelle prossime settimane, l’Istituto Poligrafico presenterà una serie di proposte grafiche per la nuova Press Card, sviluppate in base alle indicazioni fornite dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. (In foto, i primi bozzetti-pilota per la Press Card)
Mediaset riorganizza i telegiornali: nuovi conduttori, spostamenti interni e assunzioni

Mediaset cambia i volti e le conduzioni nei suoi telegiornali. Luca Rigoni torna al Tg5 come caporedattore esteri, sostituendo Gabriella Simoni. Dopo aver lasciato il notiziario nel 2011 per fondare Tgcom24 con Mario Giordano, Rigoni ha condotto il Tg4 negli ultimi anni. Alla redazione economia del Tg5, Giuseppe De Filippi lascia la gestione dopo 25 anni e passa al coordinamento delle edizioni del giornale con Cesara Buonamici, Fabio Tamburini, Alfredo Vaccarella, Claudio Fico, Enrico Rondoni e Carlo Pilieci. Il nuovo capo della redazione è Manuela Riva, finora vicecaporedattrice. Il direttore Clemente J. Mimun annuncia l’assunzione a tempo indeterminato di Elena La Stella, Lorenzo Ottaviani, Federica Pascale e Jessica Balestra. Al Tg4, Laura Gioia prende il posto di Rigoni alla conduzione dell’edizione delle 12. A Studio Aperto torna un conduttore uomo: il direttore Andrea Pucci affida l’edizione delle 12.25 a Alan Patarga, già noto per le rubriche finanziarie di Tg5 e Tgcom24. Entra all’ufficio centrale anche Claudia Vanni, esperta di esteri e conduttrice di Tgcom24. Dietro le quinte, Fabrizio Filippone lascia il sito di Tgcom24 per coordinare la regia di Studio Aperto. Giuliana Grimaldi passa alla gestione web. Cambi anche a Diario del giorno, la striscia pomeridiana del Tg4: esce Eliano Rossi, che entra tra i coordinatori della redazione esteri di Tgcom24.
Nuovo look per Repubblica: più pagine e approfondimenti, ma il prezzo sale a 1,90€

La Repubblica cambia volto: un restyling che non è solo estetico, ma un rinnovamento profondo della sua identità. La nuova veste grafica, curata dall’art director Angelo Rinaldi con Francesco Franchi, ridefinisce l’equilibrio tra testo e immagini, valorizzando la lettura e rendendo l’informazione più chiara e accessibile. La grafica non è apparenza, ma sostanza: un linguaggio visivo che si evolve con i tempi e rafforza il legame con i lettori. Il giornale amplia la sua offerta informativa con più pagine, più notizie, più approfondimenti e una maggiore attenzione ai temi economici e finanziari, con un approccio divulgativo. La serializzazione, marchio di fabbrica di Repubblica, si arricchisce ulteriormente per offrire analisi sempre più approfondite e contestualizzate. Il sito web, leader nel panorama digitale, diventa ancora più coerente con la versione cartacea, garantendo una navigazione fluida tra le due dimensioni dell’informazione. Da oggi, il prezzo del quotidiano passa da 1,70 a 1,90 euro, un adeguamento necessario per sostenere un giornalismo di qualità, indipendente e rigoroso. Cresce anche l’attenzione per l’informazione locale, con edizioni dedicate alle principali città italiane, e si rafforza il legame con i settimanali, i mensili e i supplementi che arricchiscono l’offerta editoriale. In un contesto globale segnato da sfide epocali, Repubblica conferma la sua posizione chiara e indipendente. La battaglia contro populismi e sovranismi è prima di tutto culturale, in un momento di crisi della rappresentanza politica. La guerra in Ucraina, le tensioni in Medio Oriente e le trasformazioni negli Stati Uniti pongono interrogativi cruciali sul futuro dell’Europa. Per questo, la proposta di Michele Serra di una manifestazione con sole bandiere europee, in programma il 15 marzo a Roma, ha già raccolto migliaia di adesioni. L’apertura al pluralismo rimane un valore fondante del giornale: voci e opinioni diverse trovano spazio, ma sempre nel segno di una linea editoriale netta e riconoscibile. Essere indipendenti non significa essere neutrali: Repubblica continuerà a prendere posizione sui temi cruciali, offrendo un’informazione autorevole, approfondita e capace di interpretare la realtà. Il restyling non è solo un cambio di grafica, ma il segno tangibile di un impegno costante nell’evoluzione del giornalismo. Come spiegato nell’editoriale di Mario Orfeo, pubblicato oggi in prima pagina, il giornale cambia perché è parte integrante della società, non solo un suo specchio. L’aumento del prezzo è una scelta sofferta ma necessaria per garantire un’informazione di qualità, così come il potenziamento delle pagine di approfondimento e il rafforzamento del dibattito pubblico su temi cruciali. Repubblica conferma il suo impegno nel raccontare i cambiamenti del mondo con indipendenza, chiarezza e profondità.
L’IA distingue opinioni e notizie al Los Angeles Times

Il Los Angeles Times ha introdotto un innovativo strumento basato sull’intelligenza artificiale, denominato Insights, per valutare il tono politico degli articoli di opinione e fornire ai lettori una panoramica di punti di vista alternativi. Questa iniziativa si inserisce nella visione del proprietario Patrick Soon-Shiong, che intende rendere il giornale più equo ed equilibrato, limitando la predominanza di una sola narrativa nelle opinioni pubblicate. Il sistema Insights assegna un’etichetta politica agli articoli di opinione, collocandoli lungo uno spettro che va da sinistra a destra. Ad esempio, un pezzo sull’uso dell’intelligenza artificiale nei documentari è stato classificato come centro-sinistra, mentre un articolo critico nei confronti degli influencer Andrew e Tristan Tate è stato etichettato come di destra. Inoltre, ogni articolo viene accompagnato da un elenco di punti di vista alternativi, generati da algoritmi, per offrire ai lettori una maggiore pluralità di opinioni. Il nuovo approccio ha suscitato reazioni contrastanti all’interno della redazione. La decisione di Soon-Shiong di impedire l’endorsement a Kamala Harris durante la campagna elettorale ha già provocato la dimissione di figure di spicco della sezione opinioni, tra cui Mariel Garza e il premio Pulitzer Robert Greene. Il sindacato dei giornalisti ha espresso forti preoccupazioni, sottolineando che l’uso dell’intelligenza artificiale per analizzare articoli d’opinione potrebbe compromettere la fiducia nei media e che il giornale dovrebbe invece investire nelle risorse umane per migliorare la qualità del giornalismo. Parallelamente, il Washington Post, sotto la guida di Jeff Bezos, ha adottato una politica simile, stabilendo che la sezione opinioni dovrà pubblicare solo articoli che promuovano le libertà personali e i mercati liberi. Per distinguere con maggiore chiarezza le notizie dalle opinioni, il Los Angeles Times ha introdotto anche l’etichetta Voices, che identificherà tutti i contenuti con un punto di vista soggettivo. Questo nuovo approccio mira a fornire ai lettori una maggiore trasparenza nella distinzione tra fatti e commenti, evitando confusione tra reportage e articoli di opinione. Tuttavia, l’uso dell’intelligenza artificiale per classificare e contestualizzare le opinioni solleva interrogativi sulla sua affidabilità. Il Los Angeles Times stesso ha riconosciuto che gli algoritmi potrebbero produrre risultati imperfetti o incompleti, invitando i lettori a segnalare eventuali errori. Inoltre, la valutazione politica degli articoli sarà effettuata in collaborazione con Particle.News, una startup fondata nel 2024 da ex ingegneri di Twitter, il che sottolinea il crescente ruolo della tecnologia nell’influenzare il giornalismo. (In copertina, Patrick Soon-Shiong)
RaiNews24: l’83% sfiducia il direttore Petrecca

La crisi all’interno di Rainews24 ha raggiunto un punto di rottura. La redazione del canale all news ha votato la sfiducia al direttore Paolo Petrecca, accusandolo di aver piegato l’informazione pubblica alla propaganda del governo Meloni e della maggioranza. La partecipazione al voto ha superato il 75%, con un risultato netto: l’83% degli interni ha espresso il proprio dissenso. Anche molti iscritti al sindacato di destra Unirai hanno contribuito a questa decisione. Il messaggio è stato inviato ai vertici di Viale Mazzini, mentre il Cda si prepara a discutere le nuove nomine. Tuttavia, il confronto politico all’interno del centrodestra sta rallentando il processo decisionale, con continui rinvii a causa di contrasti interni. A scatenare la protesta è stato un titolo errato riguardante l’assoluzione di Andrea Delmastro, che per tre edizioni è stato trasmesso in modo fuorviante prima di essere corretto con la notizia della condanna del sottosegretario alla Giustizia. Questo episodio ha portato Rainews24 al centro delle critiche. La redazione accusa Petrecca di aver assunto il controllo della titolazione, mettendo a rischio l’etica giornalistica e la deontologia professionale. L’assemblea dei giornalisti denuncia una lunga serie di forzature editoriali: la modifica arbitraria di articoli, l’eliminazione di firme per evitare contenuti sgraditi, l’inserimento di parolacce nelle “Pillole di poesia”, e l’uso di titoli tendenziosi come l’accostamento tra “Criminalità e Migranti”. Viene inoltre criticata la copertura politica, accusata di essere eccessivamente favorevole al governo, con video integrali della premier anche in assenza di notizie rilevanti. Secondo la redazione, la gestione di Petrecca avrebbe avuto un impatto sulle condizioni di lavoro e sull’efficacia produttiva della testata. Il mandato del direttore è scaduto a novembre, e la richiesta della redazione è di un cambio alla guida del canale.
La riforma di Bezos costa al Washington Post 75.000 lettori

Il Washington Post sta affrontando una crisi senza precedenti dopo l’annuncio di Jeff Bezos sulla riforma radicale della sezione delle opinioni del giornale. La decisione ha portato a una fuga di oltre 75.000 abbonati digitali, scatenando forti proteste interne ed esterne. Il cambiamento imposto dal fondatore di Amazon mira a orientare la linea editoriale verso una visione più libertaria, limitando la pubblicazione di opinioni contrastanti. Questo ha portato alle dimissioni immediate dell’editor di opinione David Shipley, che aveva tentato invano di fermare la riforma. Anche figure di spicco del giornale, come David Maraniss e l’ex direttore esecutivo Marty Baron, hanno condannato la decisione, definendola un pericoloso passo indietro per il giornalismo indipendente. L’ondata di cancellazioni di abbonamenti rappresenta il culmine di un malcontento iniziato mesi fa. Già a ottobre, Bezos aveva bloccato un endorsement del Washington Post per la candidata democratica Kamala Harris, provocando la cancellazione di oltre 300.000 abbonamenti. Secondo un dirigente del giornale, il Post ha cercato di sostituire questi lettori con offerte scontate, aumentando la tiratura di 400.000 copie. Tuttavia, il saldo netto delle perdite rimane significativo, con centinaia di migliaia di abbonati in meno rispetto a prima delle elezioni presidenziali. Durante la presidenza di Donald Trump, sotto la direzione di Marty Baron, il Washington Post si era distinto per un giornalismo incisivo e critico nei confronti dell’ex presidente, adottando il motto “La democrazia muore nell’oscurità”. Nel 2020, la pagina editoriale aveva pubblicato un articolo in cui avvertiva che “un secondo mandato di Trump potrebbe danneggiare l’esperimento democratico oltre ogni recupero”. Il nuovo orientamento imposto da Bezos segna quindi una netta rottura con questa tradizione. Nel suo memorandum pubblico, Bezos ha dichiarato che la sezione delle opinioni sarà riorientata a sostegno delle “libertà personali e del libero mercato”, escludendo punti di vista contrari. La decisione ha destato preoccupazione anche all’interno della redazione del Post. Il direttore esecutivo Matt Murray ha rassicurato i giornalisti che la copertura delle notizie non sarà influenzata dalla nuova linea editoriale. Tuttavia, il clima di sfiducia cresce. All’inizio di gennaio, Ann Telnaes, storica vignettista vincitrice del premio Pulitzer, ha lasciato il giornale dopo che una sua illustrazione satirica su Bezos e altri miliardari inginocchiati davanti a Trump era stata censurata. La sua uscita ha innescato un’ulteriore ondata di cancellazioni. Parallelamente, il legame tra Bezos e Trump si è rafforzato. L’ex presidente ha confermato di aver cenato con Bezos poco dopo il suo annuncio. Inoltre, il fondatore di Amazon ha donato 1 milione di dollari al fondo per l’insediamento di Trump, suscitando interrogativi sui suoi reali intenti. Bezos ha difeso le sue scelte dichiarando che il pubblico considera i media “di parte” e che la sua riforma punta a rafforzare la credibilità del giornale. Tuttavia, il suo coinvolgimento in contratti governativi multimiliardari con Amazon e Blue Origin solleva dubbi sull’indipendenza editoriale della testata. I concorrenti del Washington Post hanno colto l’opportunità per rafforzare la loro posizione. The Guardian ha lanciato una campagna di raccolta fondi enfatizzando la propria indipendenza dai miliardari, mentre la curatrice delle opinioni del New York Times, Kathleen Kingsbury, ha sottolineato l’importanza di un giornalismo libero e autorevole. Nel frattempo, all’interno del Post cresce il timore che l’influenza di Bezos possa compromettere l’integrità della testata, spingendo ulteriori lettori e giornalisti a prendere le distanze.
Corriere della Sera apre un nuovo portale sugli animali

Il Corriere della Sera inaugura un nuovo canale dedicato agli animali, un progetto che nasce per offrire un punto di riferimento su informazione, attualità e approfondimenti legati al mondo animale. Il nuovo spazio online, disponibile su corriere.it/animali, propone notizie, consigli di esperti, guide pratiche e una sezione speciale dedicata alle adozioni, con l’obiettivo di favorire l’incontro tra gli animali in cerca di casa e le famiglie disposte ad accoglierli. Nel nostro Paese, la presenza degli animali domestici è sempre più rilevante. Secondo il rapporto Assalco-Zoomark, in Italia vivono circa 65 milioni di animali, tra cui 10,2 milioni di gatti e 8,8 milioni di cani. Un numero che testimonia il ruolo centrale degli animali da compagnia nelle famiglie italiane, dove non sono più considerati semplici presenze, ma veri e propri membri affettivi. Il nuovo canale del Corriere risponde a questa crescente attenzione con sezioni dedicate alla salute, all’alimentazione e al comportamento degli animali, avvalendosi del contributo di veterinari, educatori cinofili ed esperti del settore. Non mancheranno approfondimenti sulla fauna selvatica, sulla biodiversità e sugli effetti della crisi ambientale sul mondo animale. Un’area speciale sarà riservata alle adozioni, con annunci forniti da rifugi e associazioni, per aiutare a svuotare le gabbie di canili e gattili. L’iniziativa si inserisce in un contesto in cui sempre più persone scelgono di accogliere un animale bisognoso: il Rapporto Italia 2024 di Eurispes rivela che il 37,3% delle famiglie italiane ospita almeno un animale d’affezione. L’attenzione del Corriere della Sera per gli animali non si limiterà al nuovo portale: saranno presenti video esclusivi curati da Corriere Tv, rubriche tematiche e inchieste sulle politiche di tutela animale.